Banche salvate, risparmiatori azzerati. Intervista di Commonware alle vittime del salva-banche.

Riprendiamo oggi dal sito Commonware.org una lunga e articolata intervista alle vittime del decreto salva-banche varato dal governo lo scorso novembre. Un decreto che ha determinato l’azzeramento dei risparmi di 130.000 piccoli azionisti e investitori in obbligazioni subordinate di 4 banche italiane. A dispetto di una campagna diffamatoria che ha voluto dipingere queste persone come avidi speculatori, si tratta per la maggior parte di cittadini appartenenti ai ceti medio-bassi, che avevano riposto in queste banche i risparmi di una vita. Qui potete leggere alcune delle loro storie, il dramma che queste persone hanno vissuto.
Se c’è una cosa che il decreto salva-banche, e la successiva entrata in vigore del bail-in dimostrano, è che nella tempesta della crisi neppure il ceto medio risparmiatore può più ritenersi al sicuro. In questo senso riteniamo che la rabbia e la volontà di autorganizzarsi contro l’ingiustizia subita che è subentrata in queste persone dopo lo choc derivante dalla perdita dei propri risparmi, possano essere d’esempio per tutti quei settori di ceto medio in via di proletarizzazione ancora privi di uno sbocco politico antagonista.

Intervista(originale qui) di Commonware a LucaAntonellaDaniela e Claudio – Vittime del salva-banche

La scorsa settimana a Bologna abbiamo fatto un’intervista con Luca, Antonella, Daniela e Claudio, “vittime del salva-banche”. La madre di Luca, morta nel 2014, aveva delle obbligazioni della Cassa di Risparmio di Ferrara; Antonella, impiegata di cinquant’anni, aveva presso Banca Etruria alcune decine di migliaia di euro di obbligazioni, che si sommano ai risparmi del padre, operaio in pensione, e a quelli del fratello, agente immobiliare; Daniela, impiegata part-time, e Claudio, impiegato, sono una coppia che con una parte dei risparmi ha acquistato delle obbligazione di Banca Etruria. Si tratta dunque di famiglie di ceto medio o operaie, che hanno cercato di costruirsi una sicurezza per un futuro che non è più garantito dal welfare. Tra il 2013 e il 2015 la Cassa di Risparmio di Ferrara e Banca Etruria vengono commissariate e messe sotto l’amministrazione controllata di Banca d’Italia. Le obbligazioni degli intervistati perdono valore, ma nessuno le può vendere; tutti ricevono continuamente rassicurazioni da parte dei funzionari della banca sul fatto che non corrono alcun rischio. Il 22 novembre 2015, con l’approvazione del bail-in del governo Renzi, le banche vengono salvate e i loro soldi azzerati. Perdono tutto, perdono cioè i risparmi di vite di lavoro.
In questa lunga e articolata intervista ripercorriamo le loro storie, piuttosto esemplari, indaghiamo le motivazioni alla base della scelta di acquistare delle obbligazioni, cerchiamo di capire come sono mutati i comportamenti e le prospettive dopo quella che sarebbe riduttivo chiamare truffa, perché si tratta del funzionamento strutturale del sistema bancario e finanziario e del sistema politico. È proprio dalla rottura del meccanismo di fiducia rispetto a banche e istituzioni che nasce la mobilitazione, con l’apertura di due pagine facebook, “Vittime del salva-banche” e “Risparmiatori azzerati”. Non si tratta però di semplici vittime, perché dall’intervista emerge una trasformazione soggettiva che ha portato queste persone ad assumere nuova consapevolezza della propria condizione, a rifiutare di delegare le proprie vite ai funzionari del sistema e a muoversi contro i responsabili di questo sistema.

Luca: Io ero un attivista del Movimento 5 stelle già prima, poi mi sono trovato terremotato in questa vicenda e mi sono preoccupato di fare una causa personale con un avvocato, e al contempo sto insieme agli altri. Ora è tutto fermo, il 18 aprile ci sarà la decisione del Tar del Lazio, sta rimandando perché il governo gli sta chiedendo tempo, sperando che la Boschi riesca a bocciare tutto prima. Ma prima di entrare nel merito della mia storia, teniamo presente qualche dato. In Europa, da fine 2013 e inizio 2014, va in votazione il nuovo provvedimento del bail-in. Dietro al fascino della parola inglese, si nasconde la fregatura. Tutti i nostri parlamentari votano, a eccezione dei 5 stelle che urlano subito allo scandalo, la Lega esce ma non si oppone. Quindi passa questa normativa, per cui le banche in difficoltà devono far fronte ai loro problemi e le loro sofferenze. Questa nuova regola parte dal fatto che non si può usare denaro pubblico per il vantaggio di qualcuno, il che in linea di principio non è sbagliato; però prevedrebbe un momento da cui si inizia, per cui uno è informato. All’inizio del 2015 Banca Etruria viene commissariata da Banca d’Italia. La Cassa di Risparmio di Ferrara (Carife) è sotto controllo stretto di Banca d’Italia dal 2010 ed è stata commissariata dalla primavera del 2013, già nel 2011 avevano chiesto un aumento di capitale sottoscritto da tutti i soci. Le azioni costavano 40 euro, vengono sottoscritte a 21 euro. Dunque è la Banca d’Italia che gestisce la Carife, non c’entrano più niente i suoi amministratori. Con l’avallo della Consob emettono queste azioni, la fondazione non sottoscrive nulla, vengono coperte per intero dai soci. Le obbligazioni erano state emesse nel 2006-2007, quando la Carife aveva rating tripla A, più dello Stato italiano. Io non sapevo nemmeno di averle, e qua entro nella mia storia personale. La mia famiglia è alla Cassa di Risparmio dai primordi, è la banca del mio paese, Argenta. Il disastro nasce dalla Coop Costruttori e dal legame con le cooperative.

Quindi è strettamente legata al sistema delle coop…

Luca: Il dramma della Carife inizia quando si è legata al partito, a partire dalla fine degli anni ’80 e inizio ’90 si intrecciano affari e politica, già prima con il sindaco Soffritti a Ferrara. Tornando alla mia storia familiare, a mia mamma vengono fatte sottoscrivere delle obbligazioni. Tra obbligazioni e azioni c’è una differenza fondamentale. Con l’obbligazione sei tu, banca, che mi chiedi un prestito che devo restituire; invece con le azioni io e te diventiamo soci. L’azionista ha un titolo di proprietà, l’obbligazionista invece è un creditore. Se esiste un momento in cui uno dovrebbe essere sicuro che i soldi vengono restituiti, è quando il debitore è in amministrazione controllata. Noi alla Carife eravamo sotto l’ombrello della Banca d’Italia prima con i controlli, poi nel 2013 con il commissariamento. Appena aumentato il prestito azionario, dunque chiesto ai soci di sottoscrivere altre azioni, i dirigenti della Banca d’Italia chiedono di poter togliere dal mercato le obbligazioni subordinate. Dietro all’etichetta del subordinato si nasconde il trucco: mentre un’obbligazione ordinaria è un prestito che mi devi restituire, l’obbligazione subordinata implica il fatto che se sei in difficoltà mi puoi chiedere di trasferire le tue obbligazioni in azioni, o quanto meno sono subordinate all’andamento economico della banca. Quando le hanno vendute, hanno detto a tutti che erano subordinate unicamente nella scadenza.

Mia mamma stava male, è morta nel 2014. Io avevo sempre cercato di fare in modo che lei stesse dietro alle sue cose. Noi siamo tre fratelli, sapevamo che per mia mamma c’erano poche speranze, con un po’ di magone abbiamo dovuto sistemare le cose materiali. Siamo quindi andati in banca, dove ho chiesto al direttore di liquidare tutto. Tra l’altro c’era qualche investimento che mi è costato in termini economici, ma volevo che fosse tutto a posto con i miei fratelli. L’unica cosa che non era liquidabile erano le obbligazioni subordinate, anche se io rinunciavo. La Banca d’Italia aveva vietato alla banca di ritirarle, anche se io rinunciavo. Io e mia sorella siamo rimasti con 80.000 euro, sull’estratto conto c’è scritto 80.000 = 0; se lo guardavi nel 2013, la valutazione era dell’88% del capitale se tu volevi rientrarne in possesso prima. Io volevo vendere, invece mi è stato detto di stare tranquillo che alla scadenza avrei avuto tutto. Tanto è vero che in ottobre mi hanno dato una cedola di qualche migliaio di euro. Io ci andavo ogni tanto in banca a controllare, perché si sentivano le voci, però lì continuavano a dirmi che non c’erano problemi.

Dicevo che la Cassa di Risparmio di Ferrara è stata commissariata nel 2013, alla fine dell’anno viene commissariata quella di Chieti, nel 2014 quella delle Marche, nel febbraio del 2015 commissariano Banca Etruria. A luglio c’è l’assemblea dei soci della Cassa di Risparmio, Banca d’Italia decide di azzerare le azioni: nel 2011 costavano 21 euro, prima costavano 40 euro, decidono di farle valere 27 centesimi, cioè niente. Però, dice Banca d’Italia, se voi sottoscrivete questa debacle sulle azioni, per ogni cinque azioni vi daremo un warrant per quella che sarà la nuova banca. Tutti gli impiegati che hanno comperato le azioni della Cassa di Risparmio lo hanno fatto esattamente 6-7 mesi prima a 2-3-4 euro dai clienti perché ritenevano che ci sarebbe stata l’Opa da lì a poco. Se avessero preso anche solo il valore d’emissione, con tre guadagnavano 21. Quello è stato un momento di speculazione, e sono rimasti fregati tutti anche loro.

A luglio il fondo interbancario prepara 300 milioni per chiudere la partita, mancava solo il placet dell’Europa. L’assemblea dei soci approva, ma in camera di commercio quell’assemblea non è ancora stata riportata, perché l’Europa aveva già detto di no, è una truffa della Banca d’Italia. L’Europa non ha detto di no a usare il fondo interbancario, ha detto di no a qualunque operazione facesse l’Italia, e loro lo sapevano perché toccava da vicino la questione di Banca Etruria. Arriviamo al 14 novembre: il governo italiano fa recepire attraverso il parlamento il bail-in. Prima c’era stata la riforma delle popolari, che è stata una truffa a parte, una speculazione bella e buona, come adesso sarà una speculazione la riforma delle banche cooperative. Non a caso 500 milioni di crediti deteriorati di Banca Etruria sono stati comperati. Dopo di che il governo dice che tutte le sofferenze, 8 miliardi, vengono valutate il 17%. Si pensi a che business c’è dietro alla bad bank, che parte con 6 miliardi e mezzo di credito d’imposta.

Daniela: Nel frattempo c’era stata una riformina per cui le persone fregate dal decreto non potevano rivalersi sui dirigenti. 

Luca: Nei documenti del bail-in vengono recepiti tutti gli articoli tranne quelli che vanno dal 48 al 54, che devono entrare in vigore dal primo gennaio 2016. La settimana dopo applicano il bail-in anticipato alle quattro banche di cui stiamo parlando (Carife, Cassa di Risparmio di Chieti, Cassa di Risparmio delle Marche, Banca Etruria). Il 23 novembre mattina aprono le banche con carta intestata nuova, numero di partita iva nuova, tutto nuovo. Nella Carife c’erano 190 milioni a disposizione di chiunque andasse a chiedere un prestito. Era tutto fatto a tavolino. Riceviamo una lettera della Banca d’Italia che spiega come azzereranno le nostre azioni e le nostre obbligazioni subordinate in virtù dell’articolo 52, cioè uno degli articoli non recepiti, quello più importante.

Daniela: Se il bail-in doveva partire dal primo gennaio, si sarebbe dovuto fare in modo che rientrasse in questa normativa tutto quello che uno compra da quella data. Loro invece l’hanno reso retroattivo, facendolo valere per le cose comperate nel nostro caso nel 2013.

Luca: Nel nostro caso addirittura nel 2006-2007.

Antonella: È come se oggi facessero una legge per cui da dicembre 2016 potranno circolare solo le auto euro-8, ma poi fra una settimana, in 20 minuti il governo fa un decreto legge per cui la legge – pur non in vigore – viene applicata subito e a chi esce di casa viene immediatamente sequestrata la macchina non euro-8. La risoluzione applicata alle 4 banche è quindi illegittima.

Luca: A parte che è tutto da dimostrare che quelli del fondo interbancario siano fondi pubblici, perché è un accantonamento volontario delle banche. Loro hanno preparato questo casino perché dovevano preparare l’entrata in vigore del bail-in. Dovevano far digerire ai veneti il fatto che le loro banche non valgono più niente, dovevano affrontare tutti i problemi della Carige. Dietro alla cartolarizzazione di questi crediti difficili si nasconde un business pauroso, perché c’è l’ennesima ramazzata di denaro a tanti piccoli per dare denaro a qualcuno dei grossi. Non c’è mai stato come in questo momento una tale concentrazione di ricchezze in così poche persone e tanta miseria diffusa. Renzi dice che abbiamo finalmente invertito la tendenza aumentando la crescita dello 0,7%, ma se abbiamo perso il 15% di Pil ciò significa che a metterci a pari ci vorranno trent’anni a ritmo di 2% l’anno.

Antonella: Io non sono così preparata sulla vita di Banca Etruria, vivo questa vicenda dal 23 novembre e solo ora ho capito molte cose… Io, mio padre e mio fratello siamo diventati correntisti di questa banca semplicemente perché sotto casa nostra a Bologna negli anni ’90 ha aperto prima una filiale di Banco di Roma, poi diventata Banca di Roma, poi Unicredit, che vendette vari sportelli a Bologna per eccessiva concentrazione e gli sportelli della nostra via diventarono Banca Etruria. Quindi, in realtà noi non ci siamo andati a cercare Banca Etruria, ce la siamo ritrovati casualmente.

Per voi era dunque semplicemente la banca sotto casa.

Antonella: Esatto, la banca sotto casa, che aveva cambiato intestazione nel corso del tempo. Si tratta di una filiale piccola, si è instaurato quindi un rapporto amicale e fiduciario. Mio padre ha 81 anni, andava a prendere il caffè con il direttore. Dato che mio padre aveva i risparmi lì (io ho anche il conto corrente altrove), veniva chiamato a casa ogni volta che c’era un investimento da fare. Noi siamo sempre stati abituati a investimenti sicuri a livello di capitale garantito, non abbiamo mai preteso dei rendimenti pazzeschi, perché le due cose non stanno insieme, e abbiamo sempre chiesto di poterli facilmente smobilizzare. Si trattava infatti di un parcheggio, magari uno deve fra fronte a una necessità, la possibilità di comprare una casa più grande oppure una malattia, quando i genitori cominciano a essere anziani bisogna essere pronti e servono i liquidi a disposizione.

Suo padre che lavoro faceva?

Antonella: Mio padre è stato un operaio, ora è in pensione.

Quindi stiamo parlando dei suoi risparmi di una vita.

Antonella: Esatto. Nel corso degli anni ha sottoscritto vari fondi e obbligazioni, sempre investimenti sicuri, a capitale garantito e quindi senza particolari rendimenti e facilmente svincolabili. Tutte le volte che ha investito ricevuto queste rassicurazioni. Il 5 giugno 2013 chiamarono lui, perché gli erano appena scadute delle obbligazioni, e chiamarono anche me e mio fratello, quasi come se fossimo gli unici correntisti in quell’agenzia tanto da avere un trattamento così specifico. Siamo andati in banca e ci hanno raccontato che, siccome era appena concluso un prestito obbligazionario che ci aveva reso il 3% lordo, avremo potuto dare continuità all’investimento con un prestito obbligazionario analogo al 3,5% lordo (2,80% netto), di cinque anni, sempre con le stesse garanzie. Al contrario delle altre volte ci hanno fatto firmare solo un fogliettino, in cui si diceva che eravamo stati informati della dell’operazione e che tutta la documentazione poteva essere reperita presso l’agenzia, presso la sede di Arezzo o su Internet. Si trattava della collocazione, l’addebito è poi stato fatto a fine giugno. Non c’era nulla che facesse pensare che avessimo sottoscritto qualcosa di diverso dai prodotti precedenti considerando anche che i Btp all’epoca rendevano un po’ di più ed erano anche tassati di meno. A un certo punto, a dicembre 2014, quando arrivano gli estratti conto dei titoli semestrali, vedemmo che il valore delle obbligazioni era calato, nonostante non fossero obbligazioni sul mercato. Erano titoli gestiti in casa e la banca si era impegnata a ricomprarli in un qualsiasi momento. Abbiamo chiesto come mai, perché il valore era il 70% di quello iniziale. Ci hanno detto di stare tranquilli, che era la vita dell’obbligazione a essere fatta così, che alla scadenza nel 2018 avremmo avuto il 100% del capitale che avevamo prestato. Nel mentre ogni sei mesi ricevevamo la cedola degli interessi al 2,80% netto (fino a giugno 2015), riversato sul conto corrente. All’inizio nell’estratto conto dei titoli questa obbligazione appariva come rischiosità media, che stava anche nel nostro profilo MiFID per come ci era stato fatto. Io avevo un’altra obbligazione sempre della stessa banca (che solo ora ho scoperto di essere di tipo diverso, cioè “senior”), comprata nel 2011 e che mi rendeva il 5%, ed era ugualmente rischiosità media. Banca Etruria mi aveva venduto solo suoi titoli, cosa che non avrebbe potuto fare: leggo adesso che una banca non dovrebbe vendere prodotti di un solo emittente (anche terzo) dovendo invece differenziare il rischio con prodotti di più emittenti. Avendo di fronte una banca io ero tranquilla, in Italia non ne è mai fallita una nemmeno durante la guerra. A dicembre 2014 ricevo l’estratto conto, il controvalore ancora più basso, e le mie obbligazioni subordinate avevano assunto rischiosità alta. Tra l’altro ricevo anche una lettera che mi dice che gli investimenti non sono più in linea con il profilo MiFID, quindi sono invitata ad andare a parlare con il funzionario. Mi sono precipitata in banca, dove mi dicono di stare tranquilla che non è niente, mi ripetono la stessa storia che è la vita naturale dell’obbligazione, che nel 2018 mi verrà restituito tutto. Chiedo: ma se io volessi vendere oggi? Mi dicono che non è possibile, perché la banca nel frattempo ha cambiato la regola e non è più obbligata a comprarla: devi andare sul mercato e se trovi il compratore vendi, altrimenti niente. Adesso che vale così poco, nessuno te le compra. E quindi? Quindi te le tieni.

Perciò a quel punto voi non potevate fare niente.

Antonella: No, l’unica cosa che potevamo fare era trovare un compratore rimettendoci comunque il 50% del valore, ma il funzionario continuava a ripetermi che sarebbe stato un peccato perdere tanto, quando solo attendendo la scadenza naturale dell’investimento, nel 2018, avrei incassato l’intero capitale.

Luca: Bisognava trovare una transazione privata, tanto è vero che adesso si sa che alcuni direttori a qualcuno hanno fatto il piacere. Nel 2015 le banche hanno venduto delle subordinate, perché il direttore si prestava a trovare un pollo al posto di un altro.

In questo caso però semplicemente scaricando il rischio o la fregatura da un risparmiatore a un altro.

Luca: Sì, semplicemente scaricando il rischio. La banca non poteva comprare l’obbligazione.

Luca: Tant’è che il primo gennaio 2016 Pattuelli (presidente dell’ABI) e la sua banca hanno scritto a tutti i clienti che possedevano delle obbligazioni subordinate dando loro la possibilità di riavere indietro i soldi. Se fossero stati tranquilli, non si sarebbe preso questa briga.

Antonella: Abbiamo però prima dovuto essere impiccati noi!

Sospettavate che le cose stessero andando male?

Antonella: Fino a lì no. Noi non siamo degli addetti ai lavori, non siamo sempre attaccati al computer per vedere come vanno le cose. A febbraio 2015 sentiamo ai telegiornali che Banca Etruria è stata commissariata, ci precipitiamo alla nostra filiale: quindi cosa succede? Ci rispondono: tranquilli, è proprio quello che ci voleva, perché adesso c’è Banca d’Italia che controlla, finalmente gli amministratori sono stati mandati via. Il padre della Boschi era diventato vicepresidente, ma erano anni che stava nel Cda. Il funzionario mi ribadisce: vedrai che metteranno tutto a posto, metteranno a posto i conti, stai serena. E quindi, ho chiesto, cosa devo fare con le mie obbligazioni? Mi hanno risposto: tienile, tanto nessuno te le compra, e comunque saresti una polla a venderle perché ci rimetteresti un sacco di soldi. Nel 2015 via via che ricevevamo gli estratti conto semestrali ritornavamo noi, e un po’ ci chiamavano anche loro sempre per rassicurarci. L’ultima volta è stata a metà ottobre 2015. A quel punto quello che ci aveva venduto le obbligazioni aveva cambiato banca, mi chiama appositamente la sostituta e mi dice: vengo da una riunione con i commissari ad Arezzo, ci hanno comunicato che il commissariamento sta andando benissimo, il fondo interbancario coprirà le perdite, verranno venduti degli sportelli, una piccola banca a Sondrio ce la comprano gli americani, tutte le sofferenze sono sanate, i commissari ci hanno detto di rassicurare tutti i risparmiatori perché le cose andranno per il meglio. Tant’è che, pur avendo ancora un anno scarso di commissariamento anziché due, loro vogliono addirittura chiudere il commissariamento entro dicembre, proprio per evitare di avere il commissariamento ancora aperto a gennaio con l’entrata in vigore del bail-in. Quindi, tranquilli, siete in una botte di ferro! Ce ne torniamo allora a casa sereni e contenti. Il 22 novembre sentiamo ai telegiornali la grande notizia annunciata con squillo di trombe: grande Renzi, ha salvato le banche!

Daniela: Mi ricordo che in televisione, lodando l’iniziativa di Renzi, facevano sempre vedere il logo di Banca Etruria.

Antonella: Io chiamo mio padre, gli do la notizia e gli dico che a questo punto possiamo stare tranquilli. Il 23 novembre mio padre passa davanti alla banca per andare a casa di mio fratello, il direttore esce e gli dice che devono parlare con urgenza: ieri sera hanno azzerato le vostre obbligazioni. Io e la mia famiglia abbiamo perso così per una decisione presa dal Governo e da Banca d’Italia in 20 minuti, diverse decine di migliaia di euro.

Si tratta dunque dei risparmi di tre vite di lavoro.

Antonella: Esatto, mio padre operaio, io faccio l’impiegata amministrativa, mio fratello l’agente immobiliare. Nessuno ci ha mai regalato niente, ce li siamo sudati; io lavoro da quando avevo 16 anni, ora ne ho 50 e quindi un po’ di soldi li avevo messi da parte. Faccio anche presente che mio padre ha 81 anni, poteva prendergli un colpo a ricevere questa notizia per strada. Mi è venuto a me quando lui mi ha chiamato per dirmelo! La funzionaria dell’agenzia da me chiamata mi ha detto che era costernata, senza parole, non riusciva a capire. Peraltro questa cosa non era scritta da nessuna parte sui giornali. Loro avevano ricevuto nella notte del 22 novembre una circolare di Banca d’Italia che diceva che, a fronte di questo salvataggio, erano state azzerate le azioni e le obbligazioni subordinate. Si erano salvate le obbligazioni senior, i conti correnti sopra i 100.000 euro e i dipendenti. Ho vomitato addosso alla funzionaria della banca tutta la mia rabbia, e siccome ero rimasta in contatto con il vecchio funzionario che ci aveva venduto le obbligazioni (che ora lavora in un’altra Banca Popolare) gli ho spiegato cosa era successo. Lui mi ha chiesto dieci minuti perché non sapeva nulla, sapeva del salvataggio delle banche sbandierato da Renzi, gli ho detto io della circolare della Banca d’Italia e mi ha richiamato dicendo che non aveva parole, che non avrebbe mai pensato una cosa del genere. Gli ho detto: “ti rendi conto che noi siamo rovinati grazie alla tua vendita, adesso cosa facciamo?” Mi ripeteva: “non ho parole”. Da quel giorno io e la mia famiglia siamo entrati in un tunnel di terrore. In televisione nessuno parlava dei risparmiatori, era solo un elogio al governo per il salva-banche, tutti bravi e felici.

Quando avete accettato queste obbligazioni, oltre al rapporto fiduciario col funzionario di banca, l’idea era quella di mettere da parte i risparmi per il futuro?

Antonella: Sì, esatto, per qualsiasi inconvenienza. Siccome in questo Stato di certezze non ce ne sono, la pensione non si sa se la daranno, cambiano le leggi dalla mattina alla sera, allora mi attrezzo da sola risparmiando.

Luca: Bisogna tenere conto che quello che racconta Antonella, nella straordinarietà della vicenda, è un caso abbastanza ordinario. Stiamo parlando perlopiù di persone di oltre 80 anni. Quando le ha sottoscritte nel 2006 mia mamma aveva 82 anni, si può fare un investimento a 10 anni? Ma che senso ha? Io voglio delle cose mobili, avendo lavorato industrialmente poi sono della teoria che il denaro deve correre da tutte le parti più che star fermo, oltre a dei conti deposito non ho mai fatto. Quando è uscita la notizia ho scritto un sacco di volte a Mentana perché lui fece un redazionale in cui ci voleva far passare per speculatori (lo cambiò il giorno dopo, perché sembra che legga le cose che gli vengono mandate). Se si tolgono dalle obbligazioni subordinate gli unici che dovrebbero essere i destinatari, cioè gli investitori istituzionali, volevano fare di noi le vittime sacrificali. Stiamo parlando di 300 milioni, niente rispetto al bilancio dello Stato. Poi questi falsi e bugiardi dicono che ciò è senza nessun costo per i contribuenti: ma come, 8 miliardi che diventano 1,5, sono 6,5 miliardi di perdite di entrate fiscali. Loro sono sicuramente incompetenti, ma c’è qualcuno che ha preparato il piano.

Antonella: Hanno creato dei crediti di imposta che sono un gran bel bocconcino per chi andrà a comprare le nuove banche, e sono soldi che non incassa lo Stato come imposte. In tutto ciò c’è incompetenza e malafede, bisognerebbe andare al Tribunale dei ministri e mettere sulla gogna Padoan che con Renzi ha fatto una cosa del genere senza capire l’impatto che avrebbe avuto. Noi siamo le vittime sacrificali, ma la fiducia nel sistema bancario è crollata, e questo è un danno enorme anche per il paese.

Luca: Poco meno di un mese prima cosa era successo di epocale in Italia? Sono state privatizzate le Poste Italiane. Poi succedono tutte queste cose, dal primo dicembre veniamo tempestati in televisione dallo sceriffo che vende i buoni delle Poste, garantiti dalla Cassa depositi e prestiti, addirittura con imposta più che dimezzata sugli interessi. Si pensi a cosa vuol dire per Cairo che ha comprato le Poste Italiane. I miei erano soldi che avevo ricevuto da mia mamma, li perderò e mi brucia, lotterò per non perderli, ma tutto sommato non mi cambia radicalmente la vita. La mia situazione è quindi molto diversa da quella raccontata da Antonella. Ma a mia moglie che è medico ho subito detto di prendere i soldi dalla banca, lasciarne lì un 30% e prendere i buoni delle Poste.

Antonella: Appena azzerate le obbligazioni subordinate ho venduto l’obbligazione che mi rendeva il 5% e che sarebbe durata fino al 2021 (era senior e quindi non me l’hanno fatta fuori) e l’ho venduta. Perché io a Banca Etruria (anche Nuova) non lascio più nemmeno un euro. Hanno avuto anche il coraggio di dirmi che la nuova Banca Etruria è solida! Il funzionario si è dimostrato costernato, ma della sua costernazione non me ne faccio nulla. Io non mi fido più di nessuna banca. Dal 23 novembre per due settimane nessuno parlava di quanto accaduto ai risparmiatori, per cui mi sono messa a scrivere a tutte le trasmissioni ed ai TG, mi ha risposto solo Floris di “DiMartedì”, i telegiornali non hanno detto nulla per giorni. Solo dopo il suicidio di un risparmiatore hanno cominciato a dire qualcosa, ma chiamandoci speculatori, ma senza cognizione di causa: il 3,5% lordo nel 2013 non era certo un interesse da speculatore! Quando parlano del 7% non sanno quello che dicono. Forse qualcuno aveva interessi del 7%, ma certo non noi clienti normali.

Luca: Quelle cifre ce le avevano gli investitori istituzionali, dei piccoli risparmiatori assolutamente nessuno. Ora sono tutti diventati furbi e i sindaci fanno i corsi per spiegare alla gente di stare attenti a investire. È davvero troppo, non è più possibile neppure sopportare l’offesa all’intelligenza di queste cose. Ci hanno trattati da speculatori, poi da gente troglodita. Hanno distrutto non solo singole persone, ma un intero tessuto sociale. E cosa vuol dire l’arbitrato di Cantone? Dovrebbe stabilire chi è stato truffato e chi no, a seconda dell’Isee: cosa significa, sono stati truffati solo quelli con l’Isee più basso? La truffa è un reato, o c’è o non c’è, se c’è vale per tutti.

Antonella: Ricostruendo i fatti quello che ho capito recentemente è che quando nel 2013 mi vendettero le obbligazioni, Banca Etruria versava già in pessime acque. Io le ho sottoscritte in collocamento il 5 giugno 2013, solo recentemente ho saputo che già a metà giugno 2013 fu pubblicato – solo sul sito della banca – un documento integrativo in cui si rilevava il peggioramento della situazione della banca e si dava ai sottoscrittori delle obbligazioni 48 ore di tempo per recedere! Io vorrei sapere chi di noi tutte le mattine, non sapendo di rischiare qualcosa, prima di andare a lavorare, si alza, apre il sito della banca e va a vedere se c’è un’informazione integrativa che può salvarti la vita. Io nel 2013 ero ancora tranquilla, quindi non mi passava nemmeno per la testa quello che rischiavo e ovviamente nessuno dalla banca mi informò di tale informativa né mi consigliò di recedere.

Luca: Nessuno di noi può pensare una cosa del genere. La Banca d’Italia è arrivata nel 2010 nella Carife a dire che c’era qualcosa che non andava, poi ha chiesto l’aumento di capitale nel 2011, quindi si sapeva che dei problemi c’erano. Però quando mia mamma ultraottantenne mi ha chiesto cosa succedeva, ho risposto che c’era la Banca d’Italia e quindi non c’era da preoccuparsi. Nessuno immaginava che le banche potessero fare delle cose del genere. Quando io ho sottoscritto le azioni a 21 euro l’ho fatto per mio padre, odiando la Carife, poi mi hanno detto che valevano 27 centesimi. È però inutile fare le battaglie degli azionisti, perché l’azionista lo sa che corre un rischio. Rispetto a un’obbligazione, invece, da una banca non te lo aspetti. Tra l’altro il MiFID dal 2011 non è più obbligatorio, questo non si sa. Io ho avuto i documenti sottobanco della Carife: rispondono con una lettura dicendo che il MiFID non è un documento a disposizione dei clienti, lo mettono a disposizione solo se richiesto dalla magistratura perché è solo una valutazione della banca.

Antonella: A me i documenti li hanno dati. Mio padre, che oggi ha 81 anni, ha un MiFID del 2009, uno del 2010 e uno del 2013. Il MiFID viene compilato al computer dal funzionario di banca, che legge le domande al cliente e dovrebbe riportare le sue risposte, poi, dopo un quarto d’ora di domande, stampa e fa firmare, senza una rilettura e poi non rilascia nessuna copia del questionario. Io ho sempre firmato a occhi chiusi, mio padre ha fatto uguale. Tant’è che nel 2009 mio padre, che aveva 75 anni, ha firmato un MiFID in cui dice che ne ha tra i 56 e i 70 (quindi non conosce la sua età), che ha un figlio solo (mentre io ho un fratello), che è stato un professionista (era operaio); poi risulta che è uno dei maggiori esperti di strumenti finanziari d’Italia, perché li conosce tutti, che ha già o è disposto a investire in Banca Etruria tra 1 e 5 milioni di euro, e che questa cifra rappresenta tra il 25% e il 50% del suo patrimonio! Inoltre, risulta che si informa tutti i giorni sull’andamento delle borse e si congratula con se stesso per gli investimenti fatti. Insomma, avevamo Berlusconi in casa e non ce ne siamo accorti! Nel 2010 glielo hanno fatto rifare: a quel punto ha l’età giusta, ha due figli, non era più professionista ed era diventato imprenditore, conosce sempre tutti gli strumenti finanziari e investe il 25-50% del suo patrimonio, sempre miliardario. Su quel MiFID gli hanno fatto un certo profilo e gli hanno venduto di tutto. Il mio MiFID è più confacente e io su quella base ho potuto comprare quelle maledette obbligazioni “subdole”, come le chiamo io, la rischiosità “media” che dovesse essere intrinseca di quel prodotto. Se uno compra le azioni di una società assolutamente sicura, sull’estratto conto vede comunque rischiosità “alta”, perché è proprio lo strumento delle azioni ad avere un’alta rischiosità intrinseca. Se io compro delle obbligazioni che nascono con rischiosità media, non si possono trasformare in rischiosità alta quando le ho già in tasca, altrimenti dopo cosa posso farci? È evidente che i vertici di Banca Etruria insieme alla Consob e a Banca d’Italia hanno confezionato questo prodotto obbligazionario dandogli una rischiosità inferiore a quella reale per poterla appioppare a una maggiore platea di piccoli risparmiatori. È dunque stata messa in piedi una vera e propria truffa ai nostri danni. In più si aggiunge per Banca Etruria una malagestione. Il Cda ha infatti gestito male l’azienda, ha fatto dei prestiti per milioni e milioni a loro stessi e agli amici degli amici che non sono stati resi, ha sovvenzionato la Leopolda e la campagna di Renzi, è pappa e ciccia con il padre di Renzi che ha più volte fatto bancarotta fraudolenta, ha riconosciuto compensi faraonici a consulenti e a loro dirigenti fino agli ultimi giorni prima della loro “cacciata”. Quindi, sulla malagestione di questa gente truffaldina si inserisce il salvataggio di Renzi, che applica una legge non in vigore (il bail-in è entrato in vigore il primo gennaio 2016 e loro di fatto l’hanno applicato il 22 novembre 2015) , creando un disastro per i risparmiatori e per tutto il sistema finanziario, perché non c’è più fiducia in quel sistema. Tra l’altro, anche il costo del “salvabanche” per le banche “salvatrici” è stato di gran lunga superiore a quello che sarebbe stato se fosse intervenuto semplicemente il fondo interbancario, come era stato inizialmente ipotizzato. Hanno inanellato una serie di mostruosità pazzesche. Hanno creato il mostro della bad bank, hanno creato quattro nuove aziende che dicono di non aver continuità con le vecchie (e quindi zero responsabilità), ma solo per quello che conviene a loro: non hanno continuità con le passività, però il mio conto corrente ce l’hanno loro.

Daniela: A noi è arrivata adesso una mail in cui si dice che possiamo ritirare i documenti che abbiamo chiesto. Nei vari post della pagina “Vittime del salva-banche” si diceva di fare attenzione perché chiedono una cosa strana, infatti erano anche intervenuti gli avvocati. Dalla banca mi dicono che dobbiamo solo firmare il ritiro dei documenti. La lettera raccontava che non c’è continuità tra la nuova e la vecchia banca, che loro si sono resi disponibili a questo servizio e non erano obbligati a farlo, perché noi abbiamo comprato con la vecchia Etruria e loro sono la nuova Etruria, per cui loro fanno questo piacere ma in qualsiasi tipo di azione non rientra la nuova banca. Io e mio marito Claudio (abbiamo il conto cointestato) abbiamo letto e non abbiamo firmato, abbiamo fatto una foto al documento e loro si sono ripresi tutto.

Ci raccontate la vostra storia?

Claudio: Io e mia moglie siamo due impiegati, mia moglie part-time. Eravamo già clienti e investitori di Banca Etruria dal 2008, sempre qua a Bologna. Avevamo conosciuto il funzionario in un’altra banca molto tempo prima, fin dagli anni ’90, e avevamo sviluppato un rapporto di fiducia. Era il classico funzionario che tutti vorrebbero, amichevole, ti veniva a casa a proporre gli investimenti, ti rassicurava, mai avuto problemi, sembrava proprio adatto alle nostre esigenze.

Insomma, un po’ come il medico…

Claudio: Esatto. Noi lo abbiamo seguito a seconda di dove si spostava lui, da una banca all’altra e poi siamo dunque passati a Banca Etruria.

Daniela: Nel 2012 avevamo comprato un’obbligazione senior della durata di due anni, prendevamo il 4,40% netto l’anno. Ogni sei mesi avevamo una discreta cedola. Nel 2013, un anno prima della scadenza, ci propongono una cosa che ci rendeva meno ma si prolungava nel tempo. Noi eravamo scettici, però siccome ce l’ha proposta questo funzionario ci siamo fidati ed abbiamo aderito.

Claudio: Investiamo quindi 50.000 euro in queste obbligazioni. Noi non guardiamo quotidianamente i telegiornali per tenerci aggiornati sull’andamento dei nostri investimenti. Ogni tanto io faccio un po’ di trading online quindi so qualcosa, ben consapevole che le azioni sono rischiose, ma tutti gli altri prodotti come le obbligazioni dovrebbero essere sicuri. Molte parole di questo gergo dei prodotti finanziari mi sono sconosciute.

Daniela: Noi non abbiamo nemmeno fatto caso al fatto che il valore scendesse sull’estratto conto, proprio perché pensavamo che qualsiasi problema ci fosse stato il funzionario ci avrebbe chiamati.

In che forma vi interessava avere il denaro? 

Claudio: Io ho sempre sostenuto che il lungo investimento non mi interessa. Forse sono un sognatore, aspetto e spero di cogliere l’occasione per comprare un appartamento, magari di comprare la casa dei sogni come tanti italiani hanno. Quindi, ho sempre detto al funzionario che non ero interessato a grandi investimenti per avere il denaro disponibile nel caso fosse capitata l’occasione.

Nel febbraio 2015 vedo su internet che è stata commissariata Banca Etruria. Dico a mia moglie: io non sono un esperto, però non credo sia una bella notizia. Contattiamo il nostro amico, che ci tranquillizza: la situazione è sotto controllo, nel caso disperato dovesse succedere l’imprevisto verrete liquidati, riavrete i vostri soldi.

Daniela: Lui veniva a casa nostra, quindi non era una situazione in cui hai a che fare una volta con un impiegato e una volta con l’altro. C’era proprio fiducia. Io non credo proprio che lui fosse in malafede.

Antonella: Io ho dei dubbi!

Claudio: Diciamo che rispetto a prima nei suoi confronti per me è cambiato qualcosa, si è rotto il giochino. Prima pendevamo dalle sue labbra, perché è l’esperto finanziario; oggi cerco di conoscere direttamente e farmi una cultura, quindi sono in grado di dire no. Se mi dice ti propongo questo, è sicuro, io rispondo no grazie. Informandomi presso altre banche c’è un discorso legato ai fondi di investimento, perché diversifichi la scelta e nella malaugurata ipotesi che devi perdere qualcosa è una piccola percentuale. Sono comunque fondi all’estero, se dovesse fallire quella specifica banca, i soldi sono depositati da un’altra parte, quindi non vengono toccati. Lo dico per non lasciarli sotto il materasso, anche se oggi mi piacerebbe tanto farlo.

Luca: Quello che hai detto ha un significato ben preciso. Oggi noi siamo qui perché l’abbiamo preso in quel posto e ci troviamo sulla stessa linea. Prova a pensare a un funzionario di 45 anni con ancora vent’anni e passa da lavorare, sai quanto vale sul mercato?

Antonella: Anche a me l’ha detto: io sono rovinato. Ho risposto: noi di più!

Claudio: Faccio un passo indietro. Qual è la natura ideologica della banca? Ci ho pensato a partire dal mio piccolo orto. La banca nasce per dare vigore all’economia con prestiti e risparmi. Il punto è che oggi la banca vende di tutto, perfino i computer e i frigoriferi. Diventando di fatto un’impresa, si dovrebbe accollare gli oneri e non solo gli onori di questa trasformazione. Venendo a noi, ciò vuol dire che la faccenda del bail-in non esiste per alcun motivo, perché se metto i soldi nella banca, mica gli ho detto io di speculare o diversificare la tipologia degli investimenti. Se fallisce un’impresa, ci rimette le penne chi ne è responsabile. Nel momento in cui la banca comincia a fare questi sotterranei giochetti, non può essere più considerata un luogo sgombro da questi oneri, per cui se li deve accollare.

Luca: Con il bail-in invece hanno voluto dimostrare chi si deve accollare gli oneri, cioè noi. Se tu lo sai prima va bene, il problema è che non è così. Noi stiamo vivendo un periodo in cui tutto ciò che era vero fino a ieri, oggi non è più vero, si è capovolto tutto. Per la mia generazione, che è l’artefice di questo disastro, c’erano delle cose fisse. Non ci sono più. Per esempio da quando, alla fine degli anni ’70, non hanno più fatto la suddivisione tra banche d’affari e banche di investimento. Ora invece fanno da una parte i bookmaker e dall’altra il fantino. Con i derivati hanno saccheggiato questo paese, dopo che era stata saccheggiata l’America ed è iniziata una crisi dalla quale non siamo più usciti. Noi viviamo in un’economia di carta, questo ha fatto sì che in un’epoca in cui qualcuno è in grado di manovrare delle quantità enormi di denaro in una frazione di secondo ti trovi nella condizione di essere esposto a ogni tipo di rischio. Tutti i nostri punti fermi sono quindi crollati. Il rapporto con la banca era sempre stato un rapporto sacrale. Racconto una storia intima: io ho sempre odiato la Cassa di Risparmio perché allora avevo una compagna, non ero sposato, litigavo costantemente con il direttore perché faceva delle valutazioni morali su di me. La banca era ente morale. Quindi, il fatto di essere rimasto truffato mi brucia il doppio. Io non ho mai guardato cosa firmavo, benché avessi gli strumenti per farlo, proprio perché non mi passava per la testa di non avere fiducia.

Claudio: Il contesto sociale, economico e culturale non ci dà più garanzie. Per esempio, io non ho avuto voglia di studiare e con la terza media ho trovato lavoro, la laurea me la sono poi fatta nel tempo. Oggi un ragazzo con la terza media va a fare a dir tanto il facchino, magari anche con la laurea. C’erano dei punti fermi, oggi non ci sono più. Il problema è che noi a livello culturale non ci siamo rapportati a un contesto che cambiava rapidamente. Oggi faccio fatica a vedermi in piazza a sventolare le bandiere, a protestare e a fare la rivoluzione per un discorso che mi tocca come quello delle pensioni. Quando è arrivata la Fornero e da un giorno all’altro ha fatto quello che ha fatto, quante proteste abbiamo fatto? Ben poche.

Luca: Io dovevo andare in pensione il primo gennaio del 2015 e invece ci andrò a maggio del 2016, quindi vuol dire che mi hanno fregato dalle tasche 30.000 euro. In gennaio, per la prima volta nella storia, hanno pagato le pensioni cinque giorni dopo.

Dopo queste storie che ci avete raccontato, come è nata la mobilitazione?

Antonella: All’inizio mi sentivo abbandonata, eravamo io e la mia famiglia a guardarci negli occhi: e adesso cosa facciamo? Finché ho fatto un’intervista con il programma di Floris. Quando ho spiegato la mia storia, la giornalista sembrava proprio scesa dalle nuvole. Poi sono andata a Federconsumatori, un po’ si sono attrezzati, hanno organizzato un’assemblea in cui eravamo in trenta e ho conosciuto loro [le persone con cui stiamo parlando]. Bologna è per ora un territorio colpito solo limitatamente da questo dramma perché le banche non sono di questo territorio.. Lì ho conosciuto anche Riccardo, che mi ha detto che stavano facendo un gruppo su facebook chiamato “Risparmiatori azzerati” e “Vittime del salva-banche”. Io non ero su facebook, mi sono iscritta per poter seguire, almeno parli con qualcuno. Qui a Bologna non c’è niente di organizzato, siamo andati ad Arezzo. C’è il Movimento 5 stelle che per fortuna si occupa della nostra situazione. Io sono apolitica, quelli che sono in parlamento li avrei mandati a zappare!).Almeno c’è qualcuno che fa il nostro interesse, tirando fuori la magagne enormi che con la ricostruzione cronologica degli eventi che è stata fatta emergono in maniera palese; risulta evidente anche che il commissariamento di Banca d’Italia è stato l’ultimo tassello del disegno per far fallire le 4 banche, tant’è che con il commissariamento le situazioni sono precipitate.

Luca: La Banca d’Italia, che a differenza di quello che si pensa è privata, distribuisce alle altre banche circa 500 milioni di dividendi all’anno: basterebbe che rinunciassero al dividendo per un anno, come noi abbiamo proposto, per risarcire i risparmiatori. Ne avrebbe un vantaggio in termini di immagine, solo che il primo proprietario della Banca d’Italia è Unicredit, il secondo è Banca Intesa, il terzo è il Monte dei Paschi di Siena. Quindi, si può ben capire qual è il problema.

Antonella: Noi ci stiamo muovendo con questo gruppo su facebook, abbiamo già fatto varie manifestazioni, quelli di Arezzo sono molto bravi. Siamo andati davanti a casa Boschi, davanti a Banca Etruria o altre banche. Il governo non ammetterà mai di aver fatto il disastro, che è palese. Hanno detto che avrebbero fatto l’arbitrato per analizzare caso per caso e decidere chi è stato truffato davvero. Ma siamo tutti truffati. È solo un modo per dilazionare il tempo. E poi siamo in 130.000, quando finiamo? Mio padre ha 81 anni, come tanti altri. Facciano pure con comodo, tanto i soldi li abbiamo persi noi. È una cosa vergognosa. Vogliono farci un’altra polpetta avvelenata e non darci niente. Il tesoretto in questo caso c’è, sono i crediti deteriorati svalutati e il credito d’imposta passato alle nuove banche (chi le comprerà non pagherà imposte per anni!). Gli amici banchieri andranno a rivendere i crediti in sofferenza portando a casa il 45-50%, quindi ci guadagnano la differenza. Se avessero valutato i crediti in sofferenze al 21% anziché al 17% saremmo salvi: in quattro punti percentuali c’è la differenza tra essere salvi ed essere rovinati. E poi il 17% come è venuto fuori? Non lo abbiamo mai saputo e non lo dicono, perché quella è esattamente la percentuale con cui ci hanno fregato. Quindi, adesso il governo sta prendendo tempo, troverà le soluzioni per non darci un euro delle plusvalenze che verranno realizzate, in più vuole traghettare questa marea di fango a dopo le elezioni.

Ora si parla di 130.000 persone e famiglie rovinate, che hanno investito i risparmi di una vita di lavoro e hanno perso tanto o tutto. È probabile però che questa vicenda non sia conclusa, ovvero che sia l’anticipazione di una dimensione strutturale. Le banche commissariate del resto sono molte, soprattutto è crollata – come emerge dalle vostre parole – la fiducia nel sistema complessivo. Poniamo cioè che il funzionario fosse effettivamente in “buona fede”, ciò significa che il tradimento della fiducia non è avvenuto da parte di una persona, ma appunto del sistema. Adesso o in futuro, con qualche risparmio da parte, che cosa fareste?

Luca: L’unico modo è spenderli subito, io farò dei viaggi!

Antonella: Io non ho più fiducia in nessuno.

Luca: È tutto un iter, io lo vedo questo disegno. Prima c’è stata la questione delle banche popolari, adesso c’è la storia delle banche cooperative. Le banche cooperative sono basate su decenni di accumulo di denaro di gente che non ha mai preso una lira, che lascia lì i soldi per un fatto quasi ideologico. Ci vogliono mettere le mani sopra, trasformandole in società per azioni. Le banche cooperative gratificavano i propri soci mandando delle mail per andare a fare una visita a San Petronio o un buono dal medico per 50 euro: uno adesso dovrebbe sentirsi gratificato da queste cose, mentre ti stanno sfilando i soldi da sotto il sedere? Diventeranno di proprietà degli Smaghi, dei De Benedetti, dei Berlusconi, dei Cairo, di quella gente lì. È un sistema. D’altronde Renzi è un pagliaccio che non vale niente, che viaggia con l’aereo e la bandiera al contrario, in cambio di questo si presta a fare il lavoro sporco.

Antonella: Il “salva-banche”, ossia ammazza-risparmiatori, era un decreto-legge e quindi avrebbe dovuto essere convertito in legge entro 60 giorni, altrimenti sarebbe decaduto. Invece no, questi furbastri l’hanno blindato nella finanziaria e poi hanno messo la fiducia. Non siamo più in democrazia, le leggi passano solo perché c’è una maggioranza schifosa, che vota ma non conosce nemmeno le leggi che approva.

Luca: Io conosco deputati e senatori anche di altre aree, ad esempio l’ex senatore Rossi dei Comunisti Italiani che fu uno di quelli che fece cadere il governo Prodi. Qualche volta viene a trovarmi, una volta mi ha detto: sai che cosa sapevo io in tutti gli anni che sono stato lì? Mai niente, andavo lì alla mattina e mi dicevano questo sì e questo no. Non gliene fregava niente, perché chi manovra sono i lobbisti. 

Antonella: Ci cambiano la vita e non sanno nemmeno cosa stanno votando.

Luca: I deputati dei 5 stelle ci dicono che nella buvette ci sono i lobbisti che corrono dietro ai parlamentari. Verdini non ha mai fatto nient’altro.

Dunque, adesso che cosa fareste con i vostri soldi?

Luca: Spendere, non c’è altra risposta.

Antonella: potessi andrei all’estero, ma mi tocca di lavorare. Avrei voluto smettere prima, però mi hanno fatto fuori i risparmi. Se io adesso ho due soldi da parte, ho effettivamente il problema di che cosa fare. Magari metto su banche diverse; fino all’altro giorno mio padre aveva la smania del mattone, però anche lì mettono le tasse o le mettono all’asta, sempre per fare un favore alle banche. Per risollevare le finanze statali in Italia sanno solo aumentare l’Iva e aumentare le tasse sulla casa, (peraltro, aumentando l’Iva, si aumenta il debito pubblico della pubblica amministrazione perché l’Iva costituisce un costo per la P.A.) Le case sono la stessa cosa, via una tassa ne arriva un’altra. Però sembrerebbe quest’ultimo l’investimento al momento meno rischioso.

Claudio: La mia natura di risparmiatore è sempre stata quella della formica, tanto avevo e tanto mettevo da parte per un futuro. Ora il futuro me l’hanno negato. Non voglio reagire in modo irrazionale, del tipo spendo tutto, anche se il primo pensiero è stato quello.

Antonella: Questa è stata la reazione di tutti.

Claudio: Adesso, dopo il momento della rabbia, resta una consapevolezza che non c’è. Sono in confusione: si può diversificare, aprendo piccoli conticini in varie banche, oppure fare fondi di investimento perché se fallisce la banca – così mi è stato detto – i soldi sono comunque al sicuro, ecc. Noi abbiamo la casa di proprietà ma un figlio da sistemare. Oggi come oggi ho però un sentimento: la repulsione nei confronti delle banche, che purtroppo devo continuare a frequentare, perché non trovo alternative. Si può comprare un appartamento, qualche anno fa dicevo che possiamo farlo anche se non sarà il nostro futuro perché lo mettiamo in affitto, è comunque una forma di entrata: adesso non è più così. Recentemente ci è capitato un terreno sul quale costruire una casa, oggi forse è l’unica strada praticabile. Ripeto: la fiducia nelle banche non c’è più, le uso strumentalmente solo perché non posso tenere i soldi sotto il cuscino.

Che possibilità vedete per la mobilitazione che avete messo in piedi?

Antonella: come molte vittime del salva-banche, anche io non ho ancora preso iniziative. Finché non si sa che passi fa il governo con l’arbitrato, non si sa nemmeno cosa è bene fare. Il gossip impera: c’è chi dice che all’arbitrato potrà aderire solo chi non ha fatto ancora azioni, c’è chi dice che bisogna rinunciare a farle in futuro anche se si riceve una soluzione che non soddisfa. Il governo non fa regole per tenere tutto in un limbo, così passa il tempo e passano le elezioni, poi chissà cosa sperano che succeda, forse che nessuno ne parli più…

Daniela: Secondo me loro sperano che la cosa vada nel dimenticatoio, così come è stato all’inizio. All’inizio nessuno ne parlava, poi è stato il suicidio di una persona che ha attirato l’attenzione.

Però anche le manifestazioni hanno avuto un impatto importante…

Antonella: Sì, è vero. C’è stata la manifestazione sotto la casa di Boschi a Laterina, il sabato di Pasqua c’è quella a Pontassieve sotto casa di Renzi.

Luca: Quando siamo andati in un centinaio a casa dei Boschi, in un paesino di quattro case, la polizia ha detto che non si poteva stare lì, il prete si è messo a suonare le campane ed è finito tutto.

Antonella: Il problema è che noi che facciamo le manifestazioni siamo persone che non sono abituate ad andare in piazza con i bastoni. Molti sono anziani, casalinghe o impiegate come me. Io non avevo mai fatto una manifestazione in vita mia, ne ho fatte tre in queste settimane. Mi sento anch’io un pesce fuor d’acqua, ma mi sforzo di partecipare. Non deve calare il silenzio su questo argomento. Bisogna che gli italiani sappiano cosa ci è accaduto perché potrebbe accadere a chiunque.

Si può infatti dire che questa vicenda è stata possibile perché c’era il silenzio e ha colpito persone silenziose…

Antonella: Esatto.

Daniela: Sulla Rai queste manifestazioni non passano. Passa un po’ su La7, passa sulla rete, ma altrove ben poco.

Antonella: Noi non possiamo essere le cavie di questo bail-in.

Daniela: Tra l’altro le subordinate che hanno venduto a noi dovevano avere dei tagli minimi di 100.000 euro, a noi ne hanno vendute per 50.000. Quindi, pur di vendere, pur di “fare cassa” hanno modificato il prodotto per renderlo vendibile alla piccola clientela.

L’operazione mirava perciò al piccolo risparmio…

Daniela: Sì, è così.

Luca: Loro dovevano dare un esempio, colpendo noi. Siamo serviti come quando i tedeschi impiccavano due in piazza, o Marzabotto: è la decimazione per far stare buoni gli altri. Che la democrazia in Italia negli ultimi cinque anni almeno sia stata congelata e commissariata in virtù di una gestione precedente disastrosa, questo è un fatto. Il problema è che non vedi la gente andare in piazza. Perché siamo un popolo di pecore? Perché siamo tutti vecchi. Cerchiamo sempre l’uomo forte. Le esperienze come la Val Susa sono importanti perché sono esperienze non di leadership, ma di gente che difende un proprio diritto a vivere come vogliono loro e non come vogliono gli altri. Se nel ’46 ci avessero dato la pensione 5 giorni dopo saremmo andati in piazza con i mitra, oggi niente. Sono passato da Piazza Maggiore e c’era uno sciopero dei Cobas, sono poche persone che fanno un gran casino, basta che un cameraman li filmi sotto il Nettuno e sembra che ci sia stato chissà cosa, mentre in realtà non c­’è stato niente. È tutto mediatico, di vero non c’è nulla. Per vero intendo gente che si indigna.

C’è la possibilità di organizzare un centro di informazione e autotutela dal sistema bancario?

Luca: Noi lo abbiamo fatto. Il problema è che, anche per i tempi, un ottantenne o un novantenne che si sono trovati dalla sera alla mattina senza più risparmi, sono annichiliti.

Claudio: Uno dei problemi, inoltre, è uscire dalla vergogna, che è un sentimento diffuso tra chi è stato truffato e che spesso porta a non esporre pubblicamente la propria storia.

Adesso ha colpito 130.000 famiglie, che già è un numero grosso, però non si chiude certo qui: si tratta di anticipare quello che succederà nel prossimo futuro. Quindi, servirebbe un’iniziativa per svincolarsi dalla dipendenza dai saperi dei funzionari della banca.

Daniela: Noi abbiamo chiesto a due banche diverse la storia del bail-in e ognuna ci ha dato una versione differente. Loro fanno circolare cattive informazioni, come quella che dicono che il bail-in copre fino a 100.000 euro a titolare del conto, ma non è così.

Luca: 100.000 euro sul conto ce l’hanno solo le aziende, nel momento in cui devono pagare i fornitori. Non so se questo episodio sia facilmente ripetibile in questa forma, poi i dirigenti vogliono pararsi il culo. Le banche che sono saltate sono nei territori loro, del Pd, dove sanno che possono fare quello che vogliono e non succede niente.

Claudio: Però attenzione a giocare col fuoco, perché se chiudono banche e si azzerano i consumi, salta tutto.

Luca: Nel mio paese, Argenta, tutta la gente investiva nella Coop Costruttori. Con il suo fallimento è stato un disastro. Cosa hanno fatto? Hanno messo lì un capopopolo, hanno dato una speranziella e un contentino, hanno detto che la Lega delle Cooperative non è responsabile però cercherà di rimborsare in qualche modo. Per un po’ di anni hanno dato un po’ di elemosina, dicendo casa per casa che se volevano avere indietro qualche soldo dovevano fare attenzione a chi votare. Sono passati dieci anni, ci sono dei condannati, in galera non c’è nessuno perché non si va in prigione per quei reati, nessuno ha pagato.

Resta però il fatto che la rottura del meccanismo della fiducia è generale.

Luca e Antonella: Quello sì, sicuramente.

Daniela: Da molte parti continua però a passare il messaggio che noi siamo speculatori.

Claudio: Questo tema è importante. Ormai siamo assuefatti a una cultura da scaffale della Coop, preconfezionata: l’ha detto la Tv, l’ha detto quello o quell’altro. Io da questa esperienza che cosa ne ricavo? Mi ha dato una ricchezza. Sembra paradossale, però sono diventato ricco di cultura e di metodo. Io mi sto sentendo giovane, mi rendo conto che prima ero un caprone, perché assuefatto a fare le solite cose, l’abitudine mi aveva consumato. Ora sto imparando il metodo di consultare la bibliografia, capire qual è la fonte, da dove arriva, come faccio io a conoscere queste informazioni. Ciò vuol dire che non sono più quello di prima. Già nel momento che sono io che mi muovo verso l’informazione e non è l’informazione che viene verso di me, faccio qualcosa: vuol dire che mi rendo consapevole e non voglio sottostare a quello che mi viene proposto. Sto incominciando a dire di no, al funzionario di banca e alla gente. Mi sto scoprendo giovane, nonostante la mia età e le mie abitudini. Questa cosa dovrebbe quindi essere un insegnamento non solo per noi che abbiamo fatto questa esperienza, ma in generale. Purtroppo io sto osservando che tanto più la crisi morde, tanto più si moltiplicano i tentativi di truffa. Di conseguenza, dobbiamo sempre essere all’erta, perché questa è una cosa grossa, ma le truffe sono quotidiane. Dobbiamo avere una cultura del fai da te. Andare a scuola non significa imparare cosa ha fatto Garibaldi, ma come reperire le informazioni che mi servono, cosa devo fare e dove devo andare. In quel momento divento consapevole e non cado più in questi tranelli.

Forse però, sulla base di quello che voi dite, il termine truffa sminuisce la questione, perché fa pensare a un’eccezione, mentre questa è la regola. Cosa ne pensate?

Luca: Esatto, sono pienamente d’accordo. Truffa è certamente riduttivo. Truffato è uno a cui viene rifilato un pacco a Forcella, ma uno non può essere definito truffato perché è andato in banca. Sminuisce la vicenda: noi non siamo degli imbecilli, ma siamo stati vittime di un disegno. Il messaggio che deve passare è un altro da quello dei creduloni truffati. Tra l’altro, questa figura stereotipata è esattamente quella che vogliono i media per farci passare per trogloditi.

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