Lo tsunami neoliberista che arriva dall’America: intervista sul TTIP

Da circa due anni sono in corso presso le istituzioni europee dei negoziati per l’approvazione del TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership), un trattato di libero commercio fra Unione Europea e Stati Uniti volto a costruire un’area di scambi economici fortemente improntata ai principi del neoliberismo. La peculiarità e la pericolosità di questo trattato sta nel fatto che non va ad incidere sui dazi e le barriere doganali, quanto invece su una parte consistente di quei dispositivi di legge giudicati lesivi della libertà d’impresa, anche se volti alla difesa dei diritti dei lavoratori, dell’ambiente, della salute delle persone e della qualità degli alimenti. Abbiamo deciso di realizzare un’intervista a Roberto Viani del Comitato Stop TTIP Lucca per mantenere viva l’attenzione sull’argomento.

1)Parliamo del TTIP: quali sono gli aspetti più importanti di questo trattato e che conseguenze può avere sull’economia italiana ed europea?

Con l’alibi di un’omogeneizzazione delle normative e la falsa illusione di risollevare l’economia dell’Europa, si assisterà ad una progressiva corsa verso il basso in cui saranno i cittadini e l’ambiente a farne principalmente le spese in un processo che porterà alla progressiva mercificazione di servizi pubblici e di beni comuni. Un rischio che viene tenuto sotto traccia a causa di trattative svolte a porte chiuse, sotto la forte pressione delle lobby delle industrie private senza un coinvolgimento efficace dei Parlamenti e del Congresso e senza che i cittadini vengano adeguatamente informati. Ritengo importante elencare per esteso i settori socio economici che il trattato andrà a modificare:

Sicurezza alimentare: le norme europee su pesticidi, Ogm, carne agli ormoni e più in generale sulla qualità degli alimenti, più restrittive di quelle americane e internazionali, potrebbero essere condannate come “barriere commerciali illegali”;

Made in Italy: l’obbligo di indicazione dell’origine geografica di un prodotto potrebbe essere minacciato dall’interesse economico delle grandi imprese americane di immettere nel mercato europeo prodotti che “richiamano l’italianità”, come il noto Parmesan, pur non essendo stati realizzati in Italia o con materie prime italiane;

Acqua ed energia: sono settori a rischio privatizzazione. Tutte quelle comunità che si dovessero opporre potrebbero essere accusate di distorsione del mercato;

Servizi pubblici: il TTIP limiterebbe il potere degli Stati nell’organizzare i servizi pubblici come la sanità, i trasporti, l’istruzione, i servizi idrici, educativi e metterebbe a rischio l’accesso per tutti a tali servizi a vantaggio di una privatizzazione che rischia di escludere i meno privilegiati;

Diritti del lavoro: la legislazione sul lavoro, già drasticamente deregolamentata dalle politiche di austerity dell’Unione Europea, verrebbe ulteriormente attaccata in quanto potrebbe essere considerata “barriera non tariffaria” da rimuovere;

Finanza: il trattato comporterebbe l’impossibilità di qualsivoglia controllo sui movimenti di capitali e sulla speculazione bancaria e finanziaria;

Brevetti e proprietà intellettuale: la difesa dei diritti di proprietà delle imprese sui brevetti metterebbe a rischio la disponibilità di beni essenziali, quali ad esempio i medicinali generici. Così come la difesa dei diritti di proprietà intellettuale possono limitare la diffusione della conoscenza e delle espressioni artistiche;

Gas di scisto: il fracking, già bandito in Francia per rischi ambientali, potrebbe diventare una pratica tutelata dal diritto. Le compagnie estrattive interessate ad operare in questo settore potrebbero chiedere risarcimenti agli Stati che ne impediscono l’utilizzo. In questo modo si violerebbe il principio di precauzione sancito dall’Unione Europea, incentivando iniziative economiche che mettono in pericolo la salute umana, animale e vegetale, nonché la protezione dell’ambiente;

Libertà e internet: i giganti della rete cercherebbero di indebolire le normative europee di protezione dei dati personali per ridurli al livello quasi inesistente degli Stati Uniti, autorizzando in questo modo un accesso incontrastato alla privacy dei cittadini da parte delle imprese private;

Democrazia: il trattato impedirebbe qualsiasi possibilità di scelta autonoma degli Stati in campo economico, sociale, ambientale, provocando la più completa esautorazione di ogni intervento da parte degli enti locali. Il TTIP infatti intende istituire un meccanismo di arbitrato internazionale, denominato Investor-State Dispute Settlement (ISDS), che permetterebbe ad un’impresa di citare in giudizio uno Stato e chiedergli un lauto risarcimento per aver compromesso o minacciato i propri investimenti e interessi commerciali;

Biocombustibili: il TTIP attraverso l’armonizzazione delle normative europee in ambito energetico, incentiverebbe l’importazione di biomasse americane che non rispettano i limiti minimi di emissione di gas a effetto serra e altri criteri di sostenibilità ambientale.

2)A che punto è la negoziazione in questo momento? Sono previsti degli snodi importanti per i prossimi mesi?

Da ora al prossimo giugno, i negoziati entrano in una fase decisiva. Infatti, nonostante gli incontri negoziali siano ben lungi dall’aver trovato un accordo su molti dei punti in agenda, esiste una forte pressione per produrre una sintesi prima che le elezioni statunitensi entrino nel vivo con il rischio di regalare ai cittadini un esito molto pericoloso: un accordo quadro generico, che permetta ad USA e UE di sbandierare il risultato raggiunto, per poi procedere alla sua applicazione dettagliata attraverso tavoli “tecnici”, che opereranno con ancor più segretezza e opacità di quelle che da tempo denunciamo.

In questo modo inoltre il governo degli Stati Uniti, la Commissione Europea e le multinazionali che spingono il TTIP vorrebbero ottenere il risultato di depotenziare la protesta, che in questi tre anni si è estesa a macchia d’olio su entrambe le sponde dell’Atlantico, mettendo assieme comitati, associazioni di movimento, organizzazioni contadine e sindacali, consumatori, cittadine e cittadini, che hanno rivendicato trasparenza e sfidato la segretezza che ha circondato lo sviluppo del negoziato sul TTIP.

3)Mentre in altri paesi europei come l’Inghilterra e la Germania c’è stato un forte dibattito pubblico su questo trattato – abbiamo visto manifestazioni con molte migliaia di persone in diverse città europee ed è stata lanciata una petizione contro il TTIP a cui hanno aderito ben 3.400.000 persone – in Italia non si può certo dire che i maggiori media vi abbiano dedicato grande spazio. Qual è allo stato attuale l’insieme delle forze sociali, politiche e sindacali che si oppongono al TTIP?

La Campagna Stop TTIP Italia nasce a febbraio 2014 per coordinare organizzazioni, reti, realtà e territori che si oppongono all’approvazione del Trattato di Partenariato Transatlantico su commercio e Investimenti (TTIP). Il cuore della campagna italiana sono stati i comitati o contatti locali, circa una sessantina in tutta Italia.

4)Quando e come è nato il vostro comitato? Avete già promosso iniziative di informazione e di mobilitazione sul territorio lucchese?

Il nostro comitato nasce a fine 2014 e mette insieme associazioni, cittadini, gruppi politici.

Sono state fatte due iniziative: una sull’agricoltura, con la partecipazione di agricoltori locali e organizzazioni di settore con cui abbiamo analizzato l’impatto del TTIP sul mondo agricolo e sulla nostra alimentazione; e una sulla salute con i comitati che si occupano del sistema sanitario locale.

Abbiamo poi organizzato altre iniziative con volantinaggi e informazioni, in occasione di giornate di mobilitazione internazionali.

5)Le istituzioni locali non dovrebbero fare pressione sul governo nazionale contro il trattato? Tra i soggetti che rischiano di essere maggiormente danneggiati dal trattato dopotutto ci sono le piccole aziende agricole, la filiera corta dei prodotti a km0. Il sindaco Tambellini si è espresso e ha preso posizione sull’argomento?

Il Consiglio comunale in data 14 aprile 2015 approva una mozione presentata da Sel e Federazione della sinistra che impegna il sindaco a:

-ad intraprendere tutte le azioni di pressione di propria competenza volte a promuovere il ritiro da parte del governo italiano, nell’ambito del Consiglio Europeo, dal TTIP e, in subordine, alla sua non approvazione da parte del Parlamento Europeo;

-a promuovere, presso i cittadini del nostro territorio e presso tutti gli altri enti locali, azioni di sensibilizzazione e mobilitazione contro il TTIP, in quanto in questo trattato viene leso, tra gli altri, il principio costituzionale della sovranità delle autonomie locali;

-ad inviare la presente deliberazione all’Anci, al Consiglio Regionale, al Consiglio dei Ministri, al Parlamento Italiano ed Europeo e alla Commissione Europea.

In teoria Lucca è una “zona NO TTIP”.

6)Una delle norme più dirompenti del trattato, come già ricordavi, è la creazione di un arbitrato internazionale a cui le imprese possono fare ricorso nel caso si sentano danneggiate da alcune leggi emesse dagli Stati che aderiscono al TTIP. Ad esempio la Germania rischia di dover pagare diversi miliardi di euro alla multinazionale svedese Vattenfall per la sua decisione di chiudere le centrali nucleari. Si tratterebbe di una vera e propria espropriazione della sovranità democratica degli Stati. Si tratta a ben vedere di qualcosa che non suona nuovo a quei paesi che in questi anni hanno dovuto subire i diktat dell’austerità UE. Vedete anche voi una continuità tra il TTIP e i principi su cui è stata costruita l’Unione monetaria? Pensate che l’opposizione al TTIP sia un’occasione utile anche al fine di mettere in discussione la natura dell’Unione Europea?

L’opposizione che le popolazioni europee e americane fanno al trattato è un’opposizione alle multinazionali e alle lobby economiche che vogliono un mercato senza più lacci e lacciuoli.

Di fronte a tale scenario dove la sovranità degli stati e dei relativi processi democratici interni perdono potere decisionale è inevitabile dover ripensare il ruolo dello stato, della comunità europea e delle comunità locali.

7)Per il 7 maggio è stata indetta una manifestazione nazionale a Roma contro il TTIP? Che obiettivi vi prefiggete di raggiungere con questo appuntamento? Come comitato di Lucca sarete presenti alla chiamata nazionale?

Obiettivi di questa manifestazione sono:

-che il 7 maggio sia un appuntamento largo e inclusivo, in cui si riconosca la pluralità più ampia dei soggetti sociali ed economici che si oppongono al TTIP;

-il riaffermare di fronte alla nostra classe dirigente il diritto collettivo a decidere su tutto ciò che riguarda le nostre vite al fine di fermare il TTIP: per tutelare i diritti e i beni comuni, per costruire un altro modello sociale ed economico, per difendere la democrazia.

Obiettivi del comitato di Lucca saranno in particolare:

-coinvolgere le varie realtà associative locali nell’adesione all’appello della manifestazione come patto comune per continuare a lavorare contro il TTIP;

-e chiederemo anche all’amministrazione del comune di Lucca di aderire alla manifestazione per dare seguito alla mozione approvata circa un anno fa.

Lascia un commento

commenti

Shares