Movida, spazi di socialità e politiche giovanili a Lucca. La solita repressione verso chi non ha potere

Il Comune di Lucca anche quest’anno ha recentemente riproposto il provvedimento “anti-movida”, ponendo grossi limiti alla socialità e alle attività notturne nel centro storico.

In particolare si impone lo stop di ogni tipo di musica percepibile all’esterno dopo la mezzanotte (indipendentemente dal giorno della settimana) e il divieto di vendita di alcolici in vetro e lattina dalle 22 alle 6. Il provvedimento è stato promosso dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, organo collegiale delle varie forze di polizia, prefettura e amministrazione pubblica. Si intuisce quindi come la misura sia voluta dalle forze dell’ordine per ragioni di sicurezza e dal Comune di Lucca per tutelare i residenti del centro, che, da sempre, influenzano notevolmente le politiche cittadine.

Si è aperto così uno scontro tra il Comune e il fronte delle opposizioni partitiche. Marco Martinelli di Forza Italia, dimenticando totalmente quanto (non) fatto dalla Giunta Favilla in materia di politiche giovanili, attacca il Sindaco Tambellini: “un provvedimento che definiamo oltremodo punitivo e restrittivo che affronta la questione reprimendo il problema senza risolverlo”.

Martinelli nasconde la stretta continuità nel governo della città tra PD e Forza Italia, soprattutto in materia di repressione della socialità. Non ci dimentichiamo la famosa ordinanza anti-kebab del 2008 o la chiusura degli spazi sociali(Kaboom ad esempio) durante la giunta Fazzi. Allo stesso modo, Fabio Barsanti di Casa Pound attacca la giunta dimenticando quando, nel 2012, egli stesso si candidò con il centro-destra, che da sempre ha chiuso le porte a giovani e agli spazi sociali.
Tambellini, per quanto ne dicano sia centro sinistra che centro destra, è invece il diretto prosecutore di politiche repressive in materia di socialità, aggregazione e soprattutto inesistenti politiche giovanili.

Sì, perché chi vuole governare Lucca sa bene che deve parlare all’elettorato moderato e borghese, composto soprattutto di anziani e over 40. I giovani, tra i più interessati alla movida, non rappresentano nessun interesse strategico e pertanto non sono mai stati ascoltati. Nel comune l’età media è in costante aumento, attualmente intorno ai 45/46 anni, superiore alla media nazionale. Anche il reddito pro-capite è superiore alla media italiana e in particolare concentrato nel centro storico e nelle periferie ricche (mentre i quartieri popolari, vicini al centro, sono più poveri, più giovani e composti anche da stranieri). Storicamente l’elettorato lucchese, coerentemente con la sua grossa componente borghese, ha scelto la Democrazia Cristiana, e poi alternativamente la destra moderata o il centro-sinistra. La vicinanza ideologica tra le due compagini ha rassicurato gli elettori e gli interessi corporativi che contano: commercianti e imprenditoria, inseriti a loro volta nelle strutture di potere economico come le fondazione bancarie (Cassa di Risparmio e Banca del Monte). Questi sono i mandanti delle politiche del Partito Democratico e di tutte le giunte degli ultimi sessant’anni: residenti del centro storico che rappresentano la fascia più ricca della popolazione, che spesso sono anche commercianti e imprenditori di mezza età. Residenti che non gradiscono musica, bivacchi e rumore.

Tambellini, forte del sostegno di questa fetta di città, rimane irremovibile sul tema movida. Una petizione nata su facebook ha raccolto in una settimana oltre mille firme per la revoca dei provvedimenti, ma il Sindaco non si è dimostrato minimamente interessato, anzi ha aggiunto: “Non ritengo che il centro sia ‘morto’ per via dell’ordinanza. Ho avuto modo di trovarmici a tarda ora questo fine settimana e ho notato che in giro c’erano ancora molte persone”. Chissà che centro ha frequentato il Sindaco.

La lotta tra interessi contrapposti, giovani contro anziani, residenti contro periferia, è sia di ordine generazionale che politico. La giunta ha dimostrato da che parte stare, quella della chiusura, della repressione. L’unica realtà che ha il peso politico per far cambiare idea al Sindaco è proprio Confcommercio che detta da sempre le politiche cittadine e ha soprattutto l’influenza negli organi decisionali della Fondazione Cassa di Risparmio, e quindi nel Comune.

Nel nostro territorio quindi, sia per il peso economico, sia per il peso elettorale hanno vinto sempre i residenti, contro i giovani che chiedono una città più ‘viva’ e una socialità diversa.

Da anni i collettivi come Area Dismessa 55100 chiedono di liberare le migliaia di metri quadri abbandonati (sia pubblici che privati) per nuovi spazi di aggregazione e autogestione, ma come ha dimostrato il lungo percorso della Polisportiva autogestita “Madonne Bianche”, la risposta è sempre stata affidata alla polizia. Il Comune ha preferito sempre svendere le strutture o lasciarle all’abbandono, e ignorare le pratiche di riappropriazione dal basso. Il centro storico è in particolare caratterizzato da decine di spazi pubblici inutilizzati, quando invece potrebbero essere impiegati – e la volontà di molti collettivi è chiara da decenni – per percorsi di socialità dal basso, libera da logiche di mercato. Anche perché, se la vita è difficile per un normale bar, pub o locale che si scontra con il coprifuoco, la burocrazia, gli stretti controlli della polizia municipale e i provvedimenti “anti-movida”, ancora più difficile è per i molti giovani (ma anche adulti e anziani) che credono nella costruzione dal basso di realtà sociali, che vogliono portare attività culturali, autogestite (quindi autofinanziate) e senza fini di lucro.

Il centro storico è da sempre gestito come una vetrina ad uso e consumo dei commercianti e di quella classe media che ancora riesce a consumare e acquistare. Una vetrina dedicata al turismo, alla vita pomeridiana, che chiude la sera e lascia una massa di giovani a cercare una socialità che non esiste. Non a caso le realtà giovanili sono anche quelle che, partendo da un’esigenza di spazi e da una mancanza di mezzi, hanno costruito percorsi di critica all’amministrazione e occupato spazi abbandonati (si veda il caso dell’ormai affermato BORDA!Fest – Produzioni Sotterranee che il primo anno è nato dall’occupazione del complesso di Sant’Agostino).

La giunta Tambellini non si è discostata quindi dalle precedenti di centro-destra, tutelando strettamente gli interessi del commercio e del turismo, chiudendo le porte alle richieste dell’autorganizzazione giovanile. Le politiche giovanili sono ancora inesistenti. L’assessore con la delega al sociale e alle politiche giovanili Ilaria Vietina, non ha promosso un solo provvedimento, in quattro anni, per cambiare la situazione di stallo e chiusura rispetto alle richieste dei giovani (siano essi studenti o lavoratori).

Non c’è il minimo interesse nel cambiare la situazione del centro storico, né nell’affrontare le problematiche giovanili: spazi per studiare, sussidi alla disoccupazione giovanile (che a Lucca è particolarmente alta), spazi sociali, autogestione, eventi culturali.

Il Cantiere Giovani, prima di proprietà della Provincia, ha ancora un futuro incerto. La biblioteca Agorà non ha servizi adeguati ai tempi (wi-fi, prese elettriche, computer) ma anzi si investono risorse per delle guardie armate. Allo stesso modo la città vetrina riceve investimenti solo per le attività del commercio e legate ai consumi. Le uniche attività che ricevono investimenti sono tristi litanie pucciniane (con un Teatro comunale sempre più in declino) o il noto Summer Festival, kermesse che dovrebbe portare musica e cultura in città ma che diventa sempre più elitario  e nonostante i biglietti dai costi esorbitanti riceve ben 95mila euro dal Comune (tra beni e servizi). Non si trovano invece risorse per concerti accessibili a tutte le tasche, spazi sociali, attività culturali, né c’è la volontà di affidare ai più giovani la realizzazione di eventi, incontri o festival. L’unico spazio utilizzabile con un investimento modesto da parte di giovani e associazioni, il Foro Boario, è sovraccaricato di richieste e sono stati fatti ulteriori tagli per la sua gestione.

Non c’è da sorprendersi quindi se il centro muore di notte, con regolamenti sempre più stringenti e liberticidi e mancanza di strumenti per promuovere attività senza scopo di lucro e organizzate dai giovani. L’unica cultura e socialità a cui il Sindaco Tambellini è interessato è quella dei ricchi imprenditori come il patron del Summer festival Mimmo D’Alessandro, le attività del consumo e del commercio che portano turisti e fanno girare gli affari dei soliti noti.

Il nostro territorio dunque, che si parli di spazi, cultura, politica o socialità, è ad uso e consumo di chi ha potere economico, di chi è in grado di consumare, di chi ha il potere politico per far pressione sul Comune. Questa è la grande contraddizione di una società che si dice democratica ed egualitaria, di un Partito Democratico che vorrebbe dimostrarsi alternativo al centro destra, ma che è portatore degli stessi interessi, dello stesso modo di reprimere il disagio giovanile.

La repressione delle esigenze di chi non ha voce, ovvero di chi non ha potere economico e politico, è il filo rosso che unisce tutte le amministrazioni lucchesi. La movida è solo la punta dell’iceberg, il caso eclatante che ci dimostra, ancora una volta, come la classe dirigente ragiona.

Tutto ciò che è diverso dalla normale costruzione della vita borghese non è accettato, che sia musica, bivacco per le strade, chitarre nelle piazze, cultura sotterranea. Non accettato perché deviante, estraneo alla cultura dominante, non accettabile perché non c’è nessun interesse, nessun tornaconto politico nel tutelare le esigenze dei giovani e di tutti coloro che sognano una socialità diversa.

Di fronte a questo scenario, diventa perciò fondamentale, anzi vitale, costruire aggregazione, socialità, cultura e politica dal basso con i pochi mezzi che sono ancora nostri: autofinanziamento e autorganizzazione.

Difendere la legittimità del nostro divertimento, del nostro modo di vivere, della nostra voglia di ‘altro’ è un esercizio di resistenza che, in una società che sorveglia, omologa e punisce, diventa quasi una questione di sopravvivenza.

“Ogni città riceve forma dal deserto a cui si oppone.” (Italo Calvino – Le città invisibili)

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