Piano Strutturale del Comune di Lucca, quando la “partecipazione” diventa gestione dall’alto
Apriamo oggi un ciclo di articoli dedicati al nuovo piano strutturale del comune di Lucca, approvato dal consiglio comunale nel mese di Giugno, e che ha visto durante l’estate una serie di incontri, organizzati dall’Osservatorio partecipato lucchese, in cui è stato consentito ai cittadini di fare delle “osservazioni”. Entreremo più avanti nel merito del piano strutturale, e dell’impatto che questo avrà sul nostro territorio, ma riteniamo giusto partire da un’analisi di metodo, tanto più di fronte a un’amministrazione che pretenderebbe di fare della partecipazione civica alle decisioni una delle sue bandiere. Abbiamo pertanto chiesto alla consigliera comunale della Federazione della Sinistra Roberta Bianchi di descriverci la sua esperienza all’interno della Commissione Urbanistica.
Sono entrata in Consiglio solo lo scorso anno e mi è toccata la Commissione Urbanistica perché già concordata dal consigliere che mi aveva preceduto. L’urbanistica non è esattamente il mio campo di battaglia, diciamo così, per cui ho iniziato a partecipare ai lavori della commissione con molta circospezione, consapevole che il mio contributo non avrebbe potuto essere molto, ma confidavo comunque nell’aiuto delle compagne e dei compagni della formazione politica che rappresento.
Alla prima riunione di commissione si leggevano le funzioni previste per le ex officine Lenzi e per l’area ex Gesam. Conoscevo la storia di questi due contenitori e non mi piacque il fatto che fossero inseriti in uno stesso “ambito”. Provai a fare qualche osservazione, ma mi fu risposto che non era quello il momento in cui fare delle osservazioni. Non conoscendo le procedure, mi zittii. Nella commissione successiva, sempre in fase di rilettura, il consigliere Moriconi propose una modifica, non ricordo sinceramente, in cosa consistesse. Allora chiesi di introdurre la modifica che avrei voluto per ex officine Lenzi e area ex Gesam, e cioè che fossero separati e fossero eliminate alcune delle funzioni previste. Mi fu risposto che quella del consigliere Moriconi era una proposta di modifica tecnica, la mia era una proposta politica, che io peraltro confermai, e non poteva essere accolta in quella fase.
Questo è stato il mio impatto con la commissione. In seguito ho trovato massima disponibilità dei tecnici a spiegare e chiarire dubbi, ma disponibilità a spiegare non significa confronto e accoglimento di richieste, per le quali c’è sempre stata al contrario massima e totale chiusura. Fino ad arrivare a marzo 2016, giorno in cui ci dovevano essere consegnati i documenti con il testo e gli elaborati cartografici. E’ intervenuta in Commissione la segretaria comunale chiarendo, con motivazioni non chiare e soprattutto non riferendosi a normative specifiche, che gli elaborati cartografici non ci potevano essere consegnati finché non fosse ufficializzata la proposta di deliberazione della giunta, perché i documenti erano secretati e non dovevamo proprio divulgarli.
La proposta di deliberazione è datata 21 marzo 2016, ma noi abbiamo ricevuto la documentazione completa a metà aprile, sempre con l’indicazione di non condividerli con l’esterno. Tutto ciò in palese violazione delle normative regionali e della stessa normativa locale, nonché della rappresentatività democratica. Infatti, come esplicitato in precedenza, la legge regionale n. 65 del 2014 obbliga il responsabile del procedimento ad assicurare, a chiunque ne faccia richiesta e senza obbligo di motivazione, l’accesso e la disponibilità degli atti amministrativi relativi ai procedimenti di formazione degli atti di governo del territorio. La stessa norma prescrive che prima dell’adozione dell’atto, il responsabile del procedimento assicuri l’acquisizione di tutti i pareri richiesti dalla legge, incluse eventuali segnalazioni, proposte, contributi e condizioni, formulati dai soggetti interessati, pubblici e privati.
Non solo, sempre la legge 65, individua come fulcro il Garante dell’Informazione e della Partecipazione, il quale è tenuto ad attuare ogni necessaria iniziativa, nelle diverse fasi procedurali di formazione degli atti di governo del territorio, le informazioni relative a tali proposte, comprese tra l’altro le informazioni sul diritto di partecipare al processo decisionale e sull’autorità competente a cui possono essere sottoposte osservazioni o quesiti.
Infine, anche il regolamento comunale che disciplina le funzioni del Garante della comunicazione, stabilisce che il Garante debba provvedere affinché, in ogni fase del procedimento di formazione od approvazione, modifica o riesame, il pubblico sia informato, attraverso avvisi oppure in altra forma adeguata e fruibile, in modo che siano rese accessibili al pubblico le informazioni relative alle proposte citate.
Stante questo contesto normativo, l’Amministrazione si è mossa in maniera contraddittoria e confusa. Infatti il 23 maggio l’Assessore all’Urbanistica, insistendo nella propria errata posizione, ribadiva che la documentazione relativa alla proposta di Piano Strutturale sarebbe stata resa pubblica solo dopo la sua adozione da parte del Consiglio Comunale, la cui convocazione era fissata per il 30 maggio.
Il 24 maggio e, quindi, solo pochi giorni prima che il Consiglio si riunisse e – soprattutto – solo due giorni prima della scadenza dei termini, imposti dalla maggioranza, per la presentazione degli emendamenti, l’Assessore è tornata sui propri passi ed ha annunciato che la documentazione era pubblica e disponibile sul sito del Comune. Purtroppo, fino al giorno prima i Consiglieri comunali erano stati invitati a non divulgare la documentazione ricevuta per asserite (ed oggi, evidentemente, inesistenti) ragioni di riservatezza, impedendo così loro di potersi confrontare con i cittadini e con i propri tecnici di fiducia per la stesura degli emendamenti.
La tardiva marcia indietro dell’Assessore, quindi, da un lato ha impedito ai Consiglieri di poter svolgere con pienezza il proprio ruolo, riflettendosi negativamente sulla stesura degli emendamenti da parte di quest’ultimi, dall’altro, ha comprovato clamorosamente che l’Assessore era nel torto quando affermava che solo dopo l’adozione, il Piano poteva essere reso pubblico. In conclusione, il tardivo tentativo dell’Assessore è servito solo a confermare che le minoranze ed i Comitati avevano ragione, ma non può certo sanare un procedimento insanabilmente viziato.
Anche la nota inviata ai cittadini in risposta alla richiesta di effettiva partecipazione alla fase antecedente l’adozione del P.S. a firma dell’Ing. Giannini e del Garante dell’Informazione e partecipazione è palesemente contraddittoria. Infatti mentre si ribadisce che le fonti di informazione non sono mai venute a mancare, come la posta elettronica del Garante, il sito del Comune di Lucca, la pagina facebook della Casa della città, ribadendo la massima disponibilità al confronto e all’analisi di qualsiasi questione proposta da singoli cittadini e amministratori, nel contempo si precisa che:
“… la volontà e il dovere di garantire la massima trasparenza nelle azioni amministrative deve conciliarsi con la necessità di uscire all’esterno con risposte chiare e definite con consapevolezza all’interno dell’Amministrazione, se pur non definitive. Non può qualificarsi come mera informazione, né rientrare nella buona pratica amministrativa la diffusione di orientamenti ancora in itinere e in fase di confronto”.
La nota prosegue dicendo che, anche se dal punto di vista dell’Amministrazione sarebbe stato auspicabile che la restituzione di quanto scaturito dal percorso partecipato fosse effettuata prima della discussione in Consiglio della proposta di piano, tale fatto non implica necessariamente che le proposte non siano state valutate (ciò che delegittimerebbe la struttura del Piano) e magari siano state anche recepite nella proposta stessa. Immagino che le proposte emerse in sede di partecipazione iniziale siano state molte e anche divergenti tra loro. Quali sono state accolte? In base a quali criteri? Con quali motivazioni? Certo questa non è trasparenza.
Vorrei inoltre segnalare un episodio che vede coinvolta la dirigente Giannini che sulla stampa ha dichiarato: “La trasparenza è sempre stata garantita anche nella pubblicazione degli atti che è partita Lunedì 23 e si è completata il giorno successivo, a causa della pesantezza dei documenti per i quali si è dovuto liberare spazio sul server. Chi scrive che abbiamo commesso delle irregolarità ne dovrà rispondere”.
Questa dichiarazione appare palesemente intimidatoria e grave, nei confronti di noi consiglieri e dei cittadini, che attraverso i comitati hanno espresso dubbi sulla correttezza dell’iter procedurale seguito. E’ chi abbia eventualmente commesso delle irregolarità, se accertate, che ne dovrà rispondere, non certo chi le evidenzia.
Roberta Bianchi – Consigliere comunale della Federazione della Sinistra
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