Lo scandalo di Piazzale Ariosto, i cittadini attendono ancora risposte.
Da mesi ormai nel quartiere di San Vito gli abitanti delle case popolari di Piazzale Ariosto vivono con incertezza il loro futuro, precisamente da quando i giornali locali hanno riportato la notizia che proprio i loro appartamenti potrebbero essere demoliti e ricostruiti, senza però nessuna notizia sul tipo di progetto o sulle soluzioni che offrirebbe il Comune per gli alloggi temporanei.
Nessuno dell’amministrazione infatti si è mai presentato per informare le famiglie dei 42 appartamenti (di cui 13 di proprietà) interessati dal progetto di demolizione, alla faccia della partecipazione e della trasparenza.
7,5 milioni di euro. Questa l’entità del finanziamento richiesto dal Comune per l’intervento su Piazza Ariosto, che rientra nel più vasto progetto dei “quartieri social”, che dovrebbero provvedere alla riqualificazione de quartieri di San Concordio e San Vito. In tutto ciò, nessuno che abbia chiesto un parere ai residenti di San Vito su quello che vorrebbero per le loro case e per il loro quartiere.
Un progetto, quello dei “quartieri social” che in caso di approvazione definitiva investirebbe nella riqualificazione dei quartieri periferici e popolosi e che “si propone di contribuire alla riduzione dei fenomeni di marginalizzazione e degrado sociale”. Peccato che il contenuto di questo progetto, che doveva essere costruito “sulla base del confronto avviato con le popolazioni dei due quartieri”, è stato appreso dagli abitanti soltanto tramite i giornali. Sicuramente un bel modo di venire a conoscenze della probabile demolizione della casa in cui si vive.
Ancora si attende la risposta definitiva del governo che ha stanziato 500 milioni di euro in totale per le periferie italiane e deve ancora dare il parere su questi progetti, che riguardano piste ciclabili, un teatro all’aperto, la riqualificazione della scuola Chelini e dell’ex Gesam, e appunto, la demolizione dei palazzi di Piazzale Ariosto costruiti nel 1958 e ormai fatiscenti.
Gli abitanti della zona, e con loro il Collettivo di Lotta per la Casa hanno più volte chiesto risposte sul progetto e in particolare rassicurazioni sul futuro, ma dall’assessore al patrimonio Antonio Sichi non c’è stata nessuna risposta, anzi, si è trincerato dietro accuse di fare “campagna elettorale” (ad un collettivo che non è vicino a nessun partito ) ed ha poi sottolineato che in realtà gli abitanti sono stati coinvolti. Una falsità totale che nasconde la malafede dell’assessore, irritato dall’essere stato colto in fallo.(Qui la risposta del collettivo)
In particolare, risulta assai preoccupante il silenzio rispetto alle richieste avanzate dagli abitanti di visualizzare il progetto, richieste legittime di cittadini che vedono spesi i loro soldi e soprattutto vorrebbero conoscere il probabile futuro delle loro case. La consigliera comunale del Partito della Rifondazione Comunista di Lucca, Roberta Bianchi, ha più volte fatto richiesta di accesso agli atti( il 29 Settembre, il 27 Ottobre, il 4 Novembre e il 7 Novembre) ma solo il 29 di Novembre ha finalmente potuto leggere il progetto e la delibera, ed è grazie a lei che anche noi abbiamo potuto visualizzarlo. Motivo di questo ritardo appare chiaro dalla delibera della giunta allegata che specifica che “è possibile ricorrere al TAR della regione Toscana, entro 60 giorni”. La malafede vorrebbe far pensare che di fronte al grave diniego di accesso ad atti pubblici ci sia la volontà di impedire ai cittadini o all’opposizione di ricorrere in sede legale, difatti il progetto è stato approvato in giunta comunale il 26 di Agosto e la scadenza per il ricorso era quindi a fine Ottobre, ben dopo la prima richiesta di accesso agli atti.
Il Comune quindi ha impedito ai cittadini direttamente interessati dal progetto di fare legittimo ricorso, e ora, nel caso che il progetto venga finanziato, non potranno che subire le decisioni unilaterali della Giunta.
Gli edifici di Piazzale Ariosto, come quasi tutte le case popolari gestite da E.R.P richiedono senza dubbio manutenzione. Questi edifici, come sottolinea la relazione del progetto, sono “sismicamente carenti”, “energicamente inefficienti”, e in generale fatiscenti. Un intervento di manutenzione straordinaria, come si evince anche dal comunicato scritto dagli abitanti, sarebbe senza dubbio una soluzione più dignitosa per molte famiglie, ma allo stato attuale c’è una grande incertezza sul futuro degli appartamenti.
Il progetto prevede l’abbattimento di entrambe le palazzine con “fedele ricostruzione” rispetto alla struttura originale, ma questo avverrà solo se il progetto verrà finanziato dal governo, come specifica il punto 3 della delibera: “L’intervento sarà realizzato da parte di ERP Lucca Srl solo in caso di finanziamento del progetto”. Quindi cosa succederà se non arriveranno i fondi? Si tollererà ancora che 42 famiglie risiedano in un edificio “sismicamente carente”?
Rimane poi la più grande preoccupazione degli abitanti: cosa ne sarà di loro nei tempi, sicuramente lunghi, di demolizione e ricostruzione? Nel sintetico progetto non c’è nessuna menzione ai rimborsi e alle soluzioni da adottare, neanche una voce di spesa riferita agli alloggi temporanei. Per forza di cose, di fronte ad un progetto approvato senza nessuna consultazione, e ancora non pubblicato, rimangono forti perplessità e paure da parte dei cittadini, domande forse banali e precoci ma che meritano una risposta. La vituperata partecipazione alla cosa pubblica, sbandierata dall’amministrazione Tambellini, sembra ancora una volta uno spot elettorale senza attualizzazione, a meno che non si pensi ad una finta partecipazione, costruita a giochi fatti per prendersi un po’ di applausi.
Gli assessori Sichi e Mammini, e il responsabile del progetto, l’architetto Maurizio Tani, non hanno finora risposto in maniera chiara ed esauriente a nessuna delle preoccupazioni dei cittadini. Aspettano forse di avere già appaltato la ricostruzione prima di dare semplici risposte ai legittimi dubbi dei cittadini? Nella delibera il Comune parla di impegno “per garantire la massima trasparenza del proprio operato” ma anche di questa si sente la mancanza. Gli abitanti delle case popolari meritano ben altro, oltre ad una casa ed una vita dignitosa. Meritano rispetto, delle risposte e delle garanzie sul loro futuro.