è di nuovo Climate Strike. 600 giovani in piazza a Lucca

Non accenna a spegnersi il movimento dei Venerdì per il futuro: a distanza di due mesi dalla prima mobilitazione planetaria del movimento che ha trovato in Greta Thunberg il proprio simbolo, le piazze e le strade del nostro paese si riempiono di nuovo di giovani e giovanissimi per protestare contro la catastrofe ecologica in corso e contro la distruzione del nostro futuro ad opera di un modello di sviluppo palesemente iniquo e insostenibile. Così anche a Lucca, dove sia pure in numero un po’ minore rispetto al primo sciopero, oltre 600 studenti hanno manifestato denunciando l’inefficacia dei governi nel far fronte all’emergenza ambientale.

Alla partenza del corteo sono stati distribuiti decine di cartelli che con fantasia, rabbia o ironia (“No Planet B” e “Life in plastic is non fantastic” alcuni di questi), hanno colorato il corteo. Tanti anche gli slogan intonati che hanno invocato un adeguato intervento delle istituzioni (“Non bruciamo il nostro futuro”, “Vogliamo impegno coerenza e trasparenza”). Intervento che ancora tarda ad arrivare al di là delle dichiarazioni di facciata: sia la devastazione della nostra Piana con il progetto di costruzione degli assi viari, che la cementificazione del parco di San Concordio, continuano ad essere nei programmi dell’attuale giunta comunale. A ragione quindi il corteo ha deciso di sostare e di attaccare alcuni striscioni sotto la sede dei palazzi comunali e provinciali individuandoli come immediate controparti.

Giunto in piazza dell’Anfiteatro, il corteo si è trasformato in un grande flash mob: al suono di una sirena, per un minuto tutti i manifestanti sono rimasti stesi a terra, a simulare il rischio concreto di estinzione che corriamo, se non invertiamo la rotta. Al termine della manifestazione al Caffè delle Mura si sono tenuti diversi interventi delle realtà aderenti, che hanno ribadito da un lato l’importanza e l’attenzione agli stili di vita, a un cambiamento individuale e quotidiano, dall’altro il bisogno di una lotta più ampia e generale contro il sistema economico e politico dominante, ribadendo la necessità di continuare la mobilitazione.

I criticoni della prima ora si mettano il cuore in pace: nessun fuoco di paglia, tutto lascia credere che di questo movimento sentiremo parlare ancora a lungo.

 

Alcune foto della manifestazione:

 

    

 

 

Il nostro intervento a fine corteo:

Secondo #ClimateStrike a Lucca

Il nostro intervento alla fine del secondo grande corteo per il clima della nostra città. Grazie agli organizzatori e agli oltre 600 giovani scesi in piazza oggi. Molto è ancora da fare, non ci fermeremo!#lottaambientale #lottaalcapitale #nograndiopereinutili#systemchangenotclimatechange#proteggilambiente #distruggiilcapitalismo

Pubblicato da Il Tafferuglio – Cronache dal mondo di sotto su Venerdì 24 maggio 2019

 

Di seguito il testo del volantino che abbiamo distribuito al corteo questa mattina:

 

LOTTA AMBIENTALE, LOTTA AL CAPITALE

 

Ultimamente l’attenzione dell’opinione pubblica gravita intorno alla questione ambientale, grazie anche alle recenti mobilitazioni di movimenti quali EarthStrike e Fridays For Future. Movimenti che hanno fatto proselitismo in tutto il mondo, facendo breccia soprattutto nel mondo giovanile: non a caso è proprio una ragazza di 16 anni il simbolo mondiale di questa nuova presa di coscienza. Condividiamo molti degli obiettivi che questi movimenti si prefiggono, dalla riduzione delle emissioni di CO2 e di ogni altra sostanza inquinante l’aria, la terra e le acque, al varo di nuove tasse che colpiscano il consumo ecologico, fino alla promozione di politiche maggiormente rispettose dell’ambiente.

È certamente importante agire nel quotidiano per contrastare la deriva ambientale, come spostarsi in bicicletta quando possibile o fare la raccolta differenziata, azioni alla portata di ognuno nel proprio piccolo. Ma gli sforzi non devono e non possono finire qui: è necessario prendere coscienza del fatto che grandi aziende e imprese, multinazionali e non, fanno di tutto per inseguire il profitto e accumulare quanto più capitale possibile al fine di investirlo, senza curarsi troppo dei danni ambientali che lasciano alle generazioni future e, già da ora, alle popolazioni che abitano nei territori più colpiti.

Dobbiamo organizzarci per mettere il bastone fra le ruote a questi soggetti, capire come interrompere e frenare la loro azione distruttiva, cominciare a costruire un nuovo modo di stare insieme e di abitare il territorio a partire da quelle che sono le reali esigenze di chi lo vive.

Pensiamo a una lotta importantissima come quella del movimento NO  TAV in Val Di Susa, una lotta che va avanti ormai da quasi 30 anni: un movimento che si batte contro la costruzione di una linea ferroviaria Torino-Lione, una grande opera verificata inutile e distruttrice dell’ambiente circostante.  Un’opera utile solo al profitto di poche aziende, alcune delle quali infiltrate dalla mafia, e difesa con la repressione politica e giudiziaria. Un’opera ancora incompiuta solo grazie alla strenua opposizione di quella popolazione, che fino ad ora ha rallentato, coraggiosamente e senza fare un passo indietro, i lavori del cantiere.

Ma pensiamo anche alla lotta contro il Tap in Salento, o a quella dei cittadini di Taranto che non vogliono più dover scegliere tra il morire di fame o il morire di tumore, e a tante altre simili che ci sono in Italia, e anche sul nostro territorio. Ci riferiamo ad esempio al comitato contro gli Assi Viari, che si batte contro il progetto di costruzione di due enormi strade sopraelevate: un progetto che  taglierebbe in due il territorio di Capannori causando danni ambientali enormi alle frazioni, 1084 espropri di terreni con danni alle aziende agricole e alla popolazione, che vedrebbe passare tir e mezzi pesanti appena fuori le proprie abitazioni, essendo quindi anche esposti all’inquinamento aereo e sonoro. Tutto questo senza risolvere o ridurre in alcun modo il traffico inquinante, ma semplicemente spostandolo da una parte a un’altra.

Di situazioni così ce ne sono molte, troppe. Pensiamo sia doveroso scendere in piazza per dire “stop” a tutto ciò, per incontrarsi, conoscersi, organizzarsi sempre più per costruire una via d’uscita dalle logiche del profitto che l’odierno sistema produttivo ci impone.  Tracciare la strada per un modello politico ed economico alternativo, che metta al centro la collettività e i territori in cui questa vive. O distruggiamo il capitalismo o questo distruggerà noi.

Le attuali istituzioni, tutti i maggiori partiti, con la loro complicità o attivo supporto al compimento dei disastri ambientali che abbiamo citato, sembrano molto più interessati a far rimanere le cose come sono che a mettere in campo delle decisioni veramente radicali. Spesso sono anche in prima fila nell’attaccare e reprimere i movimenti di lotta, bollandoli come retrogradi o ostili allo sviluppo. Ma allora, per salvare questo pianeta, queste istituzioni sono nostre alleate oppure sono parte del problema? è attorno alla risposta che daremo a questa domanda che, a nostro avviso, si gioca il futuro di questo movimento e, forse, dell’abitabilità del pianeta.

 

Il Tafferuglio – Cronache dal mondo di sotto

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