Via i fascisti e i razzisti dallo sport

Pubblichiamo di seguito il comunicato fatto uscire qualche giorno fa dalla Calcistica Popolare Trebesto riguardo alla (relativa) tensione verificatasi alla fine della partita contro la Croce Verde Viareggio dello scorso lunedì. I tifosi della Trebesto infatti, insultati e sfidati in maniera provocatoria da un giocatore fascista della squadra avversaria che ha fatto il saluto romano davanti alla curva, si sono scagliati con veemenza e rabbia contro le reti del campo, esprimendo così un sano sdegno per un gesto ovviamente ostile ai propri valori fondativi. Nulla di più, nulla di meno.

Ne è venuto fuori nei giorni successivi un massacro mediatico sulla stampa locale in cui se ne sono sentite di tutti colori, complice anche un dirigente della Croce Verde Viareggio (per fortuna dimissionario) che ha rilasciato dichiarazioni false e fantasiose a dir poco. Si è venuta così a creare una minimizzazione della gravità della provocazione fascista e una criminalizzazione della reazione antifascista, suggellata in maniera pesante dai 1000 euro di multa comminata alla Trebesto sulla base del referto arbitrale. Una cifra non da poco per chi conosce le realtà di sport popolare e la fatica che esse impiegano per autosostentarsi senza padroni.

Questa vicenda ci pare, da tutti i punti di vista, l’ennesima dimostrazione di quanto profonde siano le contraddizioni istituzionali rispetto a temi cruciali come l’antifascismo e l’antirazzismo. E così, mentre da un lato si minaccia di sospendere le partite per ululati razzisti di alcuni tifoserie, si è pronti a criminalizzare, sanzionare e a derubricare a “disordini” e a “comportamenti facinorosi” l’azione di chi quel tipo di disvalori cerca di combatterli in maniera autorganizzata proprio dentro il mondo dello sport. Non possiamo dunque che esprimere solidarietà alla Trebesto per la sanzione e la diffamazione subita a seguito di questa assurda vicenda.

Aggiungiamo un’altra cosa infine: è bene che, anche sullo stimolo di eventi come questo, altre società sportive comincino a prendere pubblicamente delle posizioni chiare e nette su questi temi. Antifascismo e antirazzismo non sono né etichette identitarie né brand umanitari da esibire a scopo di facciata. Sono valori da praticare in ogni contesto. Perché lo slogan “Nessuno spazio a fascisti e razzisti” non rimanga solo uno slogan appunto.

 

Nel pomeriggio di ieri [mercoledì 19 febbraio, ndr] è uscito il comunicato ufficiale della Delegazione LND di Lucca sugli avvenimenti della partita Croce Verde – Trebesto, redatto sulla base del referto mandato dall’arbitro al termine della partita stessa. Vogliamo dire fin da subito che sporgeremo ricorso; la ricostruzione degli eventi è parziale e piena di inesattezze e l’ammontare della multa è completamente sproporzionata per la categoria.

Vogliamo però soffermarci per prima cosa sull’ultima riga del comunicato, in cui si dice testualmente “Fatti da considerarsi di particolare gravità in ragione del risultato di vittoria ottenuto dalla Società”. Si vuol lasciare intendere che la sconfitta avrebbe giustificato gli atti del post partita? E soprattutto, se la Trebesto ha vinto sul campo, perché l’arbitro e la FIGC hanno scelto di ignorare le motivazioni che hanno scatenato la nostra reazione? La vittoria non è un aggravante, ma anzi dimostra che niente di quello che ha a che fare con il campo può giustificare una reazione del genere. Ne abbiamo perse di partite, ma mai ci sogneremo di reagire in questo modo.
La reazione è stata unicamente legata al saluto romano rivolto, alla fine della partita, verso i nostri tifosi da parte del numero 6 della Croce Verde; gesto per cui, proprio la società Croce Verde, con le parole di giocatori e dirigenti, si è scusata immediatamente sul posto.

La FIGC non solo dovrà accettare il nostro ricorso, ma dovrà prendere posizione pubblica rispetto ad un avvenimento incontestabile: non è stata solo una chiara e gratuita provocazione nei nostri confronti, ma è stata anche un’altrettanto ovvia violazione dell’articolo 11 del Codice di Giustizia Sportiva, che citiamo: “E’ comportamento discriminatorio, ogni condotta che, […] configuri propaganda ideologica vietata dalla legge o comunque inneggiante a comportamenti discriminatori”. Scegliere di non citare il gesto del giocatore è una cosa di cui la FIGC dovrà rispondere. Non possiamo accettare più che lo sport ignori queste cose: siamo nati anche per questo. La FIGC, se ha un minimo di coerenza prenda posizione e applichi le dovute sanzioni verso il giocatore.

Per quanto riguarda il contenuto del comunicato e gli eventi della partita, ci teniamo innanzitutto a sottolineare che qualsiasi cosa possa essere successa nel post partita, non è sfociata in alcun modo nella violenza fisica; nessuno si è fatto male, nessun “materiale esplodente” è stato lanciato all’interno del terreno di gioco, verso l’arbitro o verso dei tesserati della Croce Verde (ribadiamo che anche loro, fin da subito, hanno chiesto a più mandate scusa per il gesto del loro giocatore, catalogandolo come sbagliato e inappropriato).

Anche scrivere che “sono serviti 50 minuti per ristabilire l’ordine” è completamente inventato: quando le prime forze dell’ordine sono arrivate, la situazione era già calma e sotto controllo e i nostri tifosi si sono allontanati senza problemi. Allegheremo al ricorso, se possibile, il referto di polizia e carabinieri che lo dimostra, e intanto chiediamo: se i fatti accaduti nel post partita fossero di così pesante gravità, davvero le forze dell’ordine ci avrebbero permesso di allontanarci, senza nemmeno chiederci documenti e senza individuare i responsabili di questi presunti gravi gesti? Ribadiamo quindi quanto già detto: il comunicato non solo è parziale, ma fazioso e disegna chiaramente uno scenario non veritiero di quanto successo, con una conseguente multa che è del tutto spropositata. Non vogliamo assolutamente nasconderci dietro un dito rispetto agli altri avvenimenti:
E’ vero, durante la partita cerchiamo di essere il più rumorosi e coreografici possibili, a volte usando petardi e torce, cercando di portare in Terza Categoria un tifo che meriterebbe ben altri palcoscenici. Ci siamo decisi a farlo col massimo della passione, ma senza mai offendere né arbitro né avversari. Ormai non contiamo più le volte in cui giocatori o allenatori avversari sono venuti ad applaudire sotto il nostro settore alla fine della partita, non contiamo più i complimenti ricevuti dagli arbitri per la correttezza dei nostri tifosi e per il piacere di ricevere al termine di ogni partita casalinga un “terzo tempo” offerto dalla nostra società. Che qualcuno si permetta di definirci semplicemente dei facinorosi è inaccettabile: cerchiamo ogni giorno di portare concretamente cultura sportiva in un mondo che in tutti i suoi ambiti trasuda ignoranza e violenza.
Per noi, parte integrante del nostro impegno sportivo è essere del tutto intolleranti contro chi fa dell’intolleranza il proprio ideale. Lo sport non ha bisogno di gente che fa il saluto romano e che inneggia al fascismo.
E’ vero, abbiamo reagito con rabbia e veemenza alla provocazione ricevuta, scagliandoci contro le reti del campo con irruenza. Dovremmo vergognarci per questo? Dovremmo vergognarci per non aver fatto finta di niente, come fanno tutti all’interno del mondo del calcio? Siamo ovviamente contenti che la cosa non sia degenerata, ma non possiamo far altro che rivendicare la nostra reazione. Se la pensate in un certo modo, dovete andarvene dal mondo dello sport.

Chiaramente ci scusiamo con la società Croce Verde per quanto è avvenuto, anche lei è vittima di un gesto chiaramente non condiviso dalla maggior parte dei tesserati. Siamo anche disposti a verificare insieme eventuali danni fatti e rimediare. Chiediamo però che la società prenda immediatamente posizione: in questi giorni sono usciti sui giornali dichiarazioni davvero disarmanti di alcuni loro tesserati. Un virgolettato della presidentessa Vivoli, presente su una testata giornalistica, dice (con la speranza che sia solo un errore del giornalista) “Ma che saluto romano. E’ stato soltato un vaff…”: tutti i presenti sanno benissimo che quel gesto è stato fatto e la società deve immediatamente prenderne le distanze, provvedendo a sanzionare il giocatore in modo esemplare. La Croce Verde è da sempre un’associazione antifascista e questa omertà rispetto al comportamento di un loro tesserato è a dir poco imbarazzante. Non ammettere immediatamente quanto successo renderebbe l’associazione complice. Ci auguriamo che vengano quanto prima smentite le dichiarazioni balbettanti e ignave apparse finora sui giornali e che la Croce Verde prenda tutti i provvedimenti necessari.

In quest’ottica, accogliamo con piacere la notizia delle dimissioni del dirigente Tuccori della Croce Verde: un piccolo uomo che rappresenta perfettamente l’ignoranza presente nel mondo del calcio, che nel momento del parapiglia di lunedì sera non ha fatto niente per calmare gli animi, ma ha aggredito alcuni dei nostri tesserati, nell’imbarazzo generale e dei suoi stessi giocatori. Si è dimesso perché, citiamo, “Non mi è piaciuto come i vertici della nostra Associazione hanno reagito alla vicenda”, questo ci fa ben sperare nei confronti della Croce Verde e di quanto scritto precedentemente.
Il signore citato, da dimissionario, ha comunque voluto parlare con la stampa, negando in modo ridicolo il gesto fatto dal suo giocatore e inventando di sana pianta una serie di cose:
“E’ notorio che la Popolare Trebesto sia seguita da un gruppo di facinorosi”
“L’anno scorso mi sono trovato circondato e minacciato”
“I miei giocatori sono andati via sotto scorta”
e molte altre inesattezze.
Tutte cose completamente false, che hanno un’evidente intenzione diffamatoria. Siamo convinti a procedere legalmente contro questo signore, sporgendo querela per quanto dichiarato. E’ inaccettabile che persone a cui non andiamo a genio si sentano libere di gettare fango gratuito nei nostri confronti. Abbiamo testimoni della sua stessa società che smentiscono ogni sua dichiarazione.

Ci auguriamo quindi che la Croce Verde si ravveda quanto prima e che lo stesso faccia la FIGC, accettando il nostro ricorso e prendendo concretamente posizione contro gli atti discriminatori avvenuti sul terreno di gioco, e non solo contro la nostra reazione.

Comunque vadano le cose, la Trebesto continuerà dritta sulla sua strada; siamo forti delle nostre idee e delle nostre convinzioni. Sappiamo che la passione per quello che facciamo può talvolta portarci a sbagliare, ma siamo sicuri in questo caso di essere dalla parte del giusto: il mondo del calcio ha bisogno di persone che portino avanti con fermezza i valori di inclusione, antifascismo e antirazzismo.”

Calcistica Popolare Trebesto

 

     

Lascia un commento

commenti

Shares