I lavoratori dello spettacolo nella crisi Covid-19. Due interviste

Il mondo dello musica e dello spettacolo, con le sue variegate figure professionali già segnate a condizioni normali da una perdurante intermittenza del lavoro e del reddito, nonché dalla mancanza di ammortizzatori sociali adeguati, è uno degli ambiti che più ha subito la crisi Covid-19, e sul cui futuro permangono ancora tantissime incertezze. Proponiamo due interviste a Roberto e Luciano (nomi di fantasia) che da alcuni anni lavorano in questo settore e che ci aiutano a capire le problematiche strutturali dei lavoratori che vi sono impiegati e quali conseguenze ha avuto e avrà sul loro futuro il contesto dell’epidemia. Entrambe le interviste sono state realizzate a cavallo tra la fase 1 e la fase 2. Sabato 30 maggio in diverse città d’Italia si sono tenute delle manifestazioni (purtroppo oscurate da altre piazze decisamente meno interessanti) promosse da gruppi autorganizzati di lavoratori e lavoratrici dello spettacolo per sensibilizzare la cittadinanza sulle loro condizioni di lavoro e per chiedere al governo adeguate misure di sostegno e rilancio del settore. Un primo passo in vista di possibili percorsi di lotta da appoggiare e seguire. 

 

1)Da quanto lavori in questo settore, e con che mansione?

Roberto: Sono 5 anni che lavoro nel settore dello spettacolo con la mansione di tecnico audio e fonico.

Luciano: Sono 9 anni che faccio questo lavoro e ho svolto varie mansioni come: rigger, facchino, aiuto tecnico, fonico, scenografo, vj, light designer.

 

2)Facendo riferimento alla situazione pre-emergenza Coronavirus, come descriveresti le tue condizioni di lavoro (salari, contratti, ore, tutele nei periodi di disoccupazione ecc.)?

Roberto: La situazione prima come adesso non è mai stata delle più ottimali, riuscire a trovare un contratto indeterminato in questo settore è difficoltoso , data la larga richiesta di sole giornate lavorative che portano ad avere o contratti a chiamata oppure pagamenti a prestazione straordinaria. I salari rapportati alle ore di lavoro sono minimi date le 13/14 ore di lavoro giornaliere dovute all’allestimento e disallestimento di un evento x. Non essendoci un vero e proprio riconoscimento professionale del settore non è molto facile avere i requisiti per richiesta di disoccupazione ecc., ma sicuramente il punto più dolente è l’assenza del diritto del pagamento anche nei giorni di malattia.

Luciano: Il salario è buono ma il lavoro è molto precario e c’è molto lavoro a nero. Gli orari sono praticamente inesistenti, facciamo in media almeno 15h al giorno. Per quanto riguarda la disoccupazione io l’ho presa quest’anno per la prima volta perché prima non mi avevano mai fatto un contratto.

 

3)Che conseguenze ha avuto la crisi Covid-19 sul vostro settore lavorativo? Come vedi il tuo futuro?

Roberto: Già prima dell’avvento del Covid-19 la situazione in Italia era difficoltosa ma comunque portava avanti la possibilità di camparci con questo lavoro, adesso dopo due mesi di fermo moltissimi colleghi si sono dovuti rassegnare al fatto che trovare un altro lavoro è l’unica opportunità per riuscire a mangiare e portare dei soldi a casa. E questa situazione purtroppo verrà portata avanti minimo fino a gennaio 2021,anche se negli ultimi decreti usciti si sta parlando di possibilità di svolgimento di eventi in teatro con 200 persone e all’aperto con un numero di 1000 persone. Questo abbassamento drastico del numero degli spettatori porterà sicuramente ad un aumento esponenziale del prezzo dei biglietti e quindi una larga impossibilità di poter organizzare ed allestire eventi che riguardino tutta una fetta di pubblico che già ha difficoltà a potersi permettere un biglietto di un concerto da 50 euro. E anche se i prezzi di questi concerti a “numero ristretto” saranno accessibili a molti, non ci potremo aspettare di assistere a una grande varietà di generi musicali che non sono molto affini con concerti da seduti e distanziati.

Luciano: In conseguenza del covid il nostro lavoro è stato congelato, quindi nessuno ha avuto entrate e nessuno ha potuto pagare i lavoratori; il futuro lo vedo funesto, l’idea di tamponare la mancanza di eventi con surrogati all’aperto per poche persone proprio non mi piace, come lavoratore perché chi sarà assunto avrà il doppio delle mansioni da svolgere, sia come spettatore perché costretto a “vivere” uno spettacolo completamente snaturato dalla sua accezione sociale.

 

4)Hai potuto accedere agli ammortizzatori sociali straordinari predisposti dal governo?

Roberto: Sì sono riuscito ad accedere agli ammortizzatori sociali straordinari predisposti dal governo grazie al fatto che ho lavorato in una struttura turistica nella stagione 2019 che mi ha permesso di essere idoneo alla richiesta, ma so di molti colleghi che lavorano in cooperativa ai quali non hanno accettato la richiesta, o altri che non avevano superato il limite delle 30 giornate annue (dovuto ala larga scala di lavoro in nero che occupa questo settore).

Vorrei precisare che di questi 600 euro promessi ogni mese, per ora soltanto un mese è stato pagato e a distanza di 2 mesi dalla richiesta effettuata tramite Inps. Adesso dobbiamo aspettare che venga aggiornato il sito dell’Inps con l’art 44  per poter accedere nuovamente a questo “servizio”.

Luciano: Sì, ma con molto ritardo, dopo le grosse mobilitazioni di tutto il comparto tecnico sia online che in piazza; rimangono comunque fuori alcune categorie.

 

5)Che cosa chiederesti al governo per te e tutti quelli che si trovano nelle stesse condizioni?

Roberto: Prima di porgere richiesta al governo la cosa ottimale sarebbe riuscire a riunire tutto il settore dello spettacolo e dell’intrattenimento sotto il solito tetto creando un’associazione che ci permetta di farci riconoscere come professionisti del settore e quindi poter accedere a tutti quei diritti lavorativi che ogni lavoratore dovrebbe avere (sindacato, malattia, ferie pagate ecc). Dopo questo passo potrebbe essere possibile un confronto con il governo per richiedere l’ufficializzazione di queste procedure di riconoscimento lavorativo e di essere riconosciuti come professionisti, quali siamo.

Luciano: Chiederei il riconoscimento di tutte le categorie che fanno parte dei lavoratori dello spettacolo, la garanzia di un reddito di emergenza, chiederei più controlli di sicurezza, il nostro è un lavoro pericoloso e ci sono ancora troppi morti sul lavoro, la possibilità di andare in malattia, maternità, paternità… Insomma vorrei avere gli stessi diritti di un qualsiasi altro lavoratore.

 

6)Esistono dei sindacati o delle forme di autorganizzazione fra lavoratori e lavoratrici dello spettacolo? C’è una qualche possibilità di organizzarsi per far valere le proprie ragioni?

Roberto: No purtroppo non ci sono delle vere e proprie associazioni, cioè esistono ma sono marginali, riguardano più che altro i proprietari di service. Il musicista, il “luciaio”, il fonico, il rigger, il facchino, il tecnico video, la costumista ecc. non sono riconosciuti e quindi non possono accedere a tutti quei diritti di un lavoratore “convenzionale”. In Italia abbiamo difficoltà a creare queste associazioni forse anche per i molti arrivisti del settore, e tutti quei service o che si fanno chiamare tali che puntano al ribasso per togliere lavoro alla concorrenza senza badare a ciò che concerne un service con attrezzatura a regola certificata e con lavoratoti stipendiati.

Luciano: In un certo senso sì, alcune categorie hanno un sindacato di base, però sono praticamente solo i lavoratori del settore cinema; esistono poi delle cooperative che si occupano di fare da “garante” ma devi pagare un’iscrizione e una percentuale di lavori da te svolti. Quindi, in poche parole se non vieni assunto o non sei iscritto in nessuna coop., a livello statale, non hai nessuno a cui rivolgerti, solo adesso si stanno formando dei sindacati veri e propri.

 

7)In un futuro almeno prossimo, le norme di distanziamento sociale cambieranno senza dubbio in profondità quella che poteva essere l’esperienza di uno spettacolo teatrale, di un concerto, di un festival letterario ecc. Quali diversi scenari si prospettano? E quali, fra questi, ti senti di preferire?

Roberto: Sicuramente il settore ripartirà in pieno quando una cura o un vaccino saranno disponibili o il contagio sarà ormai debellato. Il settore ne risentirà sicuramente anche in futuro, credo sia difficile che in poco tempo riusciremo a tornare a quella tranquillità che ormai ci sembra lontana degli “assembramenti numerosi”. Cercheremo sicuramente delle opportunità per dare vita comunque a spettacoli e grandi concerti, ma ci saranno delle restrizioni forti per molto tempo presumo. L’unico scenario che posso immaginarmi e che sia il più rispettoso per questo settore è quello della normalità che si aveva prima del covid, non voglio assolutamente pensare a una diretta streaming come alternativa al concerto live, che sia a pagamento o meno. Primo perché il concerto dal vivo, lo dice la parola stessa, pretende una partecipazione fisica all’evento, e secondo non può essere accettabile una tale svalutazione della musica, data dalla bassa qualità audio fornita in primis da questi sistemi e secondo dalla attrezzatura audio di cui dispone l’utente medio. Credo che nessuno vorrebbe vedere un quadro di Van Gogh  sfocato e solo in piccola parte, uguale per i concerti. L’emozione che viene trasmetta è data da tutta una serie di fattori che sono irriproducibili nel salotto di casa, e che quindi in ogni forma che non sia quella reale del concerto la svaluterebbero . E direi che in Italia c’è già abbastanza svalutazione della musica e del suo settore.

Luciano: Le norme di distanziamento sociale impediranno di lavorare a parecchie persone perché non tutti potranno permettersi uno spazio abbastanza grande per poter garantire lo svolgimento dell’evento in sicurezza per esempio. Ci saranno tagli al personale che va ad aggravare il lavoratore che avrà più lavoro da svolgere allo stesso salario, ci saranno meno spettatori, quindi il biglietto sarà più caro o ci saranno tagli agli stipendi o addirittura entrambe. Sinceramente tra tutti gli scenari che posso immaginare adesso, non ne trovo nessuno che mi senta di preferire.

 

8)C’è il rischio che questa crisi rafforzi le disuguaglianze e le barriere economiche nell’accesso alla musica, all’arte e alla cultura? Che solo i più ricchi possano permettersi l’esperienza reale di mostre, concerti ecc. mentre a tutti gli altri verrà offerta un’esperienza solo virtuale, da casa?

Roberto: Il gap sociale è sicuramente molto più evidente in questo momento storico e questo sì, potrebbe portare a una impossibilità di partecipazione dell’utente che già faceva fatica a pagare 50 euro di biglietto per andarsi a vedere un concerto di un artista famoso. Sicuramente chi è ricco non avrà difficoltà nel pagarsi 500/1000 euro di biglietto per un concerto, ma spero nel buon senso degli artisti e degli organizzatori nell’evitare queste brutte decisioni che escluderebbero una larghissima fetta di fan e partecipanti.

Luciano: Come ho detto prima, probabilmente i prezzi aumenteranno quindi il divario economico e sociale tra le persone aumenterà, già prima del covid tante persone non potevano permettersi di andare a teatro, ad un concerto o ad una mostra, adesso vedo un futuro dove l’arte sarà accessibile ad un pubblico elitario, torneremo forse al concetto di artista di corte?

 

9)Che tipo di messaggio vorresti mandare al pubblico degli spettacoli che allestivate, in questo momento?

Roberto: Vorrei dire a tutti che speriamo di tornare il prima possibile a divertirsi insieme e poter permettere di far fruire a tutti di concerti e buona musica. E dopo questa situazione, come mai prima d’ora, di capire l’importanza di questo settore, di quanto l’arte ci ha aiutato a superare questi momenti di quarantena forzata, iniziare a dare il valore che la musica merita, un valore artistico che ci circonda sempre in ogni momento e che purtroppo sempre più spesso viene sottovalutato e dato per scontato. Chiediamoci senza arte come saremmo usciti da questa situazione, io credo molto peggio.

Luciano: Vorrei che le persone fossero più sensibili verso questo problema e che si rendessero conto che gli operatori dello spettacolo rendono possibile praticamente tutto l’intrattenimento del quale usufruiamo, contribuendo a rendere speciali alcuni momenti della nostra vita, ma vorrei soprattutto che tutti noi capissimo che abbiamo bisogno di questo, abbiamo bisogno dei concerti, delle mostre, del cinema, del teatro e abbiamo diritto a parteciparvi, perché la cultura e di tutti e di tutte.

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