Un centinaio di persone in piazza per dire “Priorità alla scuola!”
Ieri pomeriggio un centinaio di persone tra insegnanti precari, studenti, sindacati e solidali si sono ritrovate in piazza Guidiccioni, sotto l’Ufficio Scolastico Provinciale, per partecipare al presidio promosso da “Priorità alla Scuola”, CNPS (Coordinamento Nazionale dei Precari della Scuola), USB Lucca, COBAS Scuola e Potere al Popolo Lucca, e rilanciato dopo il successo dell’appuntamento del 23 maggio. Ancora una volta al centro del discorso le rivendicazioni in materia di istruzione fatte all’USP di Lucca.
Come molti altri settori del pubblico anche la scuola è stata massacrata da decenni di tagli, ingerenze di privati e trasformazioni che la hanno fatta diventare, da luogo di crescita e formazione, un luogo di repressione e frustrazione, sia per docenti che per alunni. I programmi interminabili con eccessiva attenzione all’aspetto nozionistico anche con materie che mal si sposano a questo approccio, l’infinita burocrazia del controllo sui professori, gli Invalsi, l’alternanza scuola-lavoro, i presidi-sceriffo sono diventati parte della normalità scolastica, così come le classi sempre più numerose, gli edifici fatiscenti e le lezioni nei container.
Con l’arrivo della pandemia l’istruzione è stata decisamente lasciata indietro rispetto a tutto il resto: mentre addirittura luoghi di culto e piscine venivano riaperti e si discuteva di prestare a FCA più di 6 miliardi a fondo perduto, le scuole rimanevano chiuse per gli studenti, costretti a seguire le lezioni attraverso un PC. Proprio la didattica a distanza, o DAD, è stata uno dei punti principali affrontati dalla piazza. La breve esperienza è stata comunque sufficiente, sia per docenti che per alunni, a capire le enormi problematiche del metodo, come ad esempio le difficoltà per alcuni alunni di avere mezzi per seguire la lezione o anche quelle dovute alla distanza tra insegnante e studente nonché il maggiore carico di lavoro e la socialità mancante, anch’essa importantissima nella formazione dei bambini e dei ragazzi. Mentre però alunni e insegnanti chiedono a gran voce l’abolizione della DAD a partire da settembre, così non sembra pensarla il governo che, degli appena 1.4 miliardi stanziati per l’istruzione (ai fronte dei 170 miliardi che ci arriveranno dall’UE di cui quasi la metà a fondo perduto), decide di utilizzarne gran parte per il potenziamento di questo approccio didattico: addirittura si pianifica un ritorno a settembre con metà classe in presenza e l’altra metà in teledidattica, con conseguenze disastrose visto che i docenti dovranno palleggiare tra due approcci all’insegnamento completamente diversi. Ben più logico sarebbe invece cercare di abbassare il numero di studenti per classe, dato che le cosiddette “classi-pollaio” sono infatti sempre più comuni nei nostri istituti, vista la scarsità di personale e di aule. Addirittura si vocifera per quest’anno di una classe di 35 dell’I.T.I. di Borgo a Mozzano e numeri simili si ipotizzano per molte altre scuole della provincia, complici i criteri di formazione delle classi e il fatto che nessun alunno sia stato bocciato in quest’anno scolastico.
La piazza è stata molto partecipata da insegnanti precari, che hanno portato le loro esperienze alla ribalta. Per molti di essi, nonostante addirittura decenni di esperienza su cui potevano contare, il posto fisso era comunque dietro la roulette di un concorso pubblico, come se anni di esperienza e dedizione non bastassero e nonostante la legge dica che debba scattare l’assunzione dopo 36 mesi di servizio. A settembre risulteranno vacanti ben 200.000 cattedre in Italia, in Toscana ne saltano 118 di cui 43 solo a Lucca: su questo la regione sembra aver fatto un passo indietro, ma per ora nei fatti non c’è stato niente. I continui tagli sono risultati in meno cattedre e una miriade di insegnanti precari in continua competizione per l’agognato posto fisso: il prezzo di tutto ciò è una minore soddisfazione e motivazione per gli insegnanti che non riescono a seguire bene tutti e non si sentono valorizzati nella propria professione e che riversano, volenti o nolenti, tutto questo sui loro alunni.
Vista l’impossibilità dell’incontro fisico data la pandemia, la piazza ha organizzato una videoriunione con Donatella Buonriposi, dirigente dell’USP, per portarle tutte le rivendicazioni della piazza: riduzione del numero degli studenti per classe, assunzione degli insegnanti con almeno 36 mesi di servizio con concorsi in base a titoli e servizi e non tramite quiz e del personale ATA con 24 mesi di servizio, un piano di investimenti per l’edilizia scolastica e per potenziare l’organico e l’individuazione di nuovi spazi pubblici per la didattica in presenza. La Buonriposi si è dimostrata ben disposta ad ascoltare ed accettare le richieste della piazza, ma per ora si tratta, ancora una volta, soltanto di parole. Staremo a vedere.